Nel consiglio dei ministri n. 115 del 29 aprile il Governo si è occupato, tra l'altro, della questione relativa agli indennizzi di coloro che avevano investito nei titoli delle banche messe poi in liquidazione da novembre dello scorso anno: Banca popolare dell’Etruria e del Lazio, Banca delle Marche, Cassa di Risparmio di Ferrara, Cassa di Risparmio di Chieti. 

A fare una prima scrematura nelle decisioni del Governo vi è una data, quella del 12 giugno 2014, giorno in cui sulla Gazzetta Ufficiale europea è stata pubblicata la Direttiva per il risanamento e la risoluzione delle crisi bancarie (BRRD) da parte delle istituzioni dell’Unione europea.

Pertanto, coloro che hanno acquistato obbligazioni delle banche sopra citate entro tale data possono richiedere indennizzi automatici oppure accedere alla procedura arbitrale. Invece, coloro che hanno investito in obbligazioni dopo quella data possono accedere solo alla procedura arbitrale prevista dalla legge di stabilità per il 2016.

Per quanto riguarda i fondi messi a disposizione, in entrambi i casi provvederà il Fondo di solidarietà istituito con la legge di stabilità per il 2016, da cui viene eliminato il tetto di 100 milioni di euro, previsto nella stessa legge di stabilità.

Come funziona la procedura per accedere al rimborso.

Gli investitori che hanno acquistato obbligazioni entro il 12 giugno 2014 possono chiedere al Fondo l’erogazione di un indennizzo automatico se ricorre una delle seguenti condizioni:

- patrimonio mobiliare dell’investitore di valore inferiore a 100.000 euro posseduto al 31 dicembre 2015;
- ammontare del reddito lordo ai fini Irpef dell’investitore nell’anno 2015 inferiore a 35.000 euro.

L’importo dell’indennizzo automatico è forfettario, pari all’80% del corrispettivo pagato per l’acquisto degli strumenti finanziari detenuti alla data di risoluzione delle banche in liquidazione, al netto di oneri e spese connessi alle operazioni di acquisto e della differenza tra rendimenti ottenuti e tasso sui Btp.

L’istanza di erogazione dell’indennizzo forfettario è indirizzata al Fondo e deve indicare il nome, e l’indirizzo (anche digitale) dell’investitore, la banca in liquidazione presso la quale sono stati acquistati i titoli, gli strumenti finanziari acquistati, le rispettive quantità, gli oneri connessi all’acquisto.

L’investitore deve anche allegare la documentazione relativa al contratto di acquisto delle obbligazioni, i moduli di sottoscrizione o l’ordine di acquisto, le attestazioni degli ordini acquisiti, copia della richiesta di pagamento alla banca in liquidazione del credito relativo agli strumenti finanziari subordinati, una dichiarazione sulla consistenza patrimoniale o sull’ammontare del reddito.

Il Fondo verifica la completezza della documentazione, la sussistenza delle condizioni, calcola l’importo dell’indennizzo e procede alla liquidazione.

Come già indicato in precedenza, coloro che non rientrassero nel perimetro indicato dal Governo per rientrare nelle procedure automatiche previste, può sempre accedere ala procedura arbitrale.

Un primo giudizio è stato dato da Codacons, e non è certo un giudizio positivo, poiché rileva nelle scelte del Governo anche dei profili di incostituzionalità. Questo è il comunicato rilasciato dal Coordinamento delle associazioni per la difesa dell'ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori.

"Del tutto irricevibile per il Codacons il decreto varato oggi dal Consiglio dei Ministri che dispone i rimborsi in favore dei risparmiatori coinvolti nel salvataggio delle 4 banche. L’associazione impugnerà il decreto al Tar del Lazio per ottenerne l’annullamento dinanzi la Corte Costituzionale.

I criteri fissati dal Governo sono a vanvera, senza senso e del tutto illogici – spiega il Presidente Carlo Rienzi – Tutti i risparmiatori sono stati danneggiati allo stesso modo, ma senza alcuna valida motivazione gli indennizzi saranno parziali e pari all’80% del valore delle obbligazioni, e verranno disposti solo in favore di soggetti con reddito basso e patrimonio immobiliare sotto i 100mila euro, lasciando ingiustamente fuori tutti gli altri e creando inaccettabili discriminazioni.

Con questo decreto i risparmiatori sono stati danneggiati per la seconda volta, e per questo invitiamo tutti gli obbligazionisti a non accettare le condizioni assurde imposte dal premier Renzi – prosegue Carlo Rienzi – Il decreto presenta infatti evidenti profili di incostituzionalità, tali da portare il Codacons ad impugnare le misure annunciate oggi al Tar del Lazio, al fine di ottenerne l’annullamento dinanzi la Corte Costituzionale".