Il recente rimpatrio del generale libico Almasri ha scatenato un acceso dibattito politico in Italia. Arrestato a Torino su mandato della Corte Penale Internazionale (CPI) per crimini di guerra e contro l’umanità, Almasri è stato successivamente rilasciato e rimpatriato in Libia, dove è stato accolto come un eroe.
Questo episodio ha portato le opposizioni a criticare duramente il governo, accusandolo di complicità con criminali internazionali.
I ministri Carlo Nordio (Giustizia) e Matteo Piantedosi (Interno) sono stati convocati in Parlamento per fornire spiegazioni sull’accaduto. Secondo quanto riportato, l’arresto di Almasri sarebbe stato viziato da irregolarità procedurali, poiché il mandato della CPI non sarebbe stato preceduto da una comunicazione formale al ministro della Giustizia. Di conseguenza, il Tribunale di Roma non ha convalidato l’arresto, portando al rilascio e all’espulsione del generale per motivi di sicurezza nazionale.
Il governo ha così giustificato il ‘pasticciaccio’ del rimpatrio di Almasri con la necessità di tutelare la sicurezza nazionale e di evitare possibili ritorsioni contro cittadini e interessi economici italiani in Libia. La premier Giorgia Meloni, secondo le opposizione assente ingiustificata in Aula, ha dichiarato di non essere “ricattabile” né “intimidita” dalle critiche, ribadendo la legittimità delle azioni intraprese dai suoi ministri.
Le opposizioni hanno colto la palla al balzo per mettere in scena una folcloristica protesta mediatica, accusando il governo di aver favorito un criminale ricercato a livello internazionale e attaccando la Meloni – rinominata “presidente del coniglio” – in quanto la presidente del consiglio si sarebbe nascosta dietro i suoi ministri pur di non comparire in Aula.
Critiche che, però, appaiono più orientate a guadagnare visibilità politica e consensi elettorali, piuttosto che ad una reale preoccupazione per la giustizia internazionale e la sicurezza nazionale, seguendo la scia di una perenne campagna elettorale.
E così ieri in Parlamento, tra governo e opposizione, si è consumata la più classica delle commedie all’italiana, forse l’unica cosa di cui è capace questa politica.
Insomma, in questi giorni di chiacchiere e di castagnole, di frappe e di bugie, è andata in onda a reti unificate la solita carnevalata dei nostri politici che invece di confrontarsi sui temi salienti che affliggono il paese e che incidono sulla carne viva dei cittadini, si perdono nel solito show a favore di telecamere.
Ma i cittadini sono stufi di queste carnevalate e il 50 per cento a votare non ci va più!