Queste le dichiarazioni di Urbano Cairo, al MARCA Sport Weekend 2019 che si è tenuto lo scorso fine settimana a Marbella, riportate dalla Gazzetta dello Sport.

Sulla Superlega
«È fondamentale difendere il calcio nazionale. La gente vuole passione, tradizione, rivalità consolidate. La finale di Coppa Italia ha fatto lo stesso ascolto della finale di Champions, giocata da club molto più conosciuti. E poi i tifosi vogliono veder giocare la propria squadra nel weekend, quando hanno più tempo, non in mezzo alla settimana, dove finiremmo per giocare se dovesse trionfare l’idea del super campionato.

È assurdo che ci siano squadre qualificate per diritto divino: lo sport è fondato sulla competizione, si gioca, si vince o si perde, si guadagna o meno il diritto a partecipare a un certo torneo. La Super Champions farebbe diventare incolmabile il divario economico tra i 14 grandi club e gli altri, divario peraltro già evidente e marcato, rendendo impossibile competere. La Super Champions va nella direzione di dare più soldi a chi è già ricco, per questo va fermata».


Sulla distribuzione dei diritti tv
Successivamente, Cairo si è espresso anche sulla questione della ripartizione dei diritti tv, che non molto tempo fa è stata rivista in seguito ad una modifica della legge Melandri da parte dell'allora ministro dello Sport Luca Lotti. Ecco le sue parole:

«In Italia c’è un club, la Juventus, che incassa il doppio o quasi del secondo club in questa classifica economica, l’Inter. Vantaggio finanziario che si trasforma in dominio sportivo: la Juventus ha vinto gli ultimi 8 campionati. C’è una statistica che lega chiaramente il monte salari ai titoli vinti, e la Juventus in un solo trimestre spende in stipendi 86 milioni.

Vuol dire quasi 350 milioni all’anno. Il Torino è a 50. Tantissimo per noi ma niente rispetto alla Juve, sono numeri imparagonabili.

Ci vogliono dei correttivi, perché tutto dipende dai fatturati: una più equa distribuzione dei diritti tv ha portato la Liga ad essere molto più competitiva. Se distribuisci meglio gli introiti tutti i club possono fare acquisti migliori, che elevano il livello del campionato e la sua immagine. Cosa che a sua volta ti rafforza sul mercato dei diritti tv, facendoti diventare più attraente. Puoi migliorare gli stadi e combattere con più forza pirateria e violenza.

Io sono un grande estimatore di Javier Tebas (presidente della Liga, la Serie A spagnola) e avrei voluto portarlo in Italia ma i club della Liga mi hanno bloccato. È il miglior dirigente calcistico che c’è. Prima del suo arrivo i club della Liga erano pieni di problemi economici, grazie alla sua visione, il calcio spagnolo è stato trasformato. Pochi anni fa Italia e Spagna incassavano la stessa cifra per i diritti tv all’estero, 100 milioni. Oggi la Liga prende un miliardo, la Serie A 400 milioni».


Una piccola nota a margine. In passato, a parlare della necessità (della inderogabilità) di rivedere la ripartizione dei soldi derivanti dalla vendita dei diritti tv tra le squadre di Serie A furono, in tempi diversi, Franco Sensi, presidente della Roma, e Diego Della Valle, presidente della Fiorentina. Entrambe le squadre, la stessa stagione in cui i loro presidenti rilasciarono tali dichiarazioni rischiarono di retrocedere in Serie B. Un caso?