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Chi era la vittima e perché quella sera era lì

Tredici anni al momento della scomparsa, era l'ultima di quattro figli di una devota e riservata famiglia di Brembate di Sopra: mamma Maura Panarese,  educatrice in un asilo, papà Fulvio geometra per varie ditte - a questo proposito addirittura farà sentire la sua voce Roberto Saviano, alludendo alla scarsa trasparenza di una di queste. Tuttavia, la pista di uno sgarro o di nemici "eccellenti" di un geometra magari troppo zelante viene preso abbandonata; papà Fulvio, un poco più loquace della moglie, ha sempre dichiarato di non avere problemi con nessuno.

La ragazzina, ancora alle medie inferiori, è una appassionata praticante di ginnastica ritmica, disciplina di cui non sappiamo quasi nulla; apprendiamo che aveva giovanissime istruttrici le quali forse, così impegnate in quella sarabanda di bambine (la palestra è divisa per sessi), poco più grandi delle allieve, a volte si scordano qualcosa. Per cui Yara, che doveva starsene tranquilla a casa a studiare, esce a sorpresa per portare a una di loro un lettore CD, senza il quale non si poteva fare lezione, in vista dei futuri saggi annuali. Dunque, una certezza: Yara non doveva essere lì, nessuno poteva aver teso un agguato premeditato. Forse un appuntamento segreto? Ma non ci hanno parlato di telefonate, sms o mail sospette tra la ragazzina e qualche misterioso spasimante, di qualunque età.

In verità un fanciullo adolescente  fu per qualche istante agli onori della ribalta, con una improbabile testimonianza, circostanza mai chiarita e comunque ritenuta irrilevante.

L'attività sportiva di Yara ha provocato una conseguenza forse di scarso rilievo, ma tuttavia da considerare: ce l'hanno sempre mostrata o in primo piano o in costumino di scena; quindi, si è alterata un poco  la percezione dei fatti, nel caso qualcuno si fosse sforzato di ricordare se l'avesse notata quella sera. La forza delle immagini è enorme, occorreva mostrarla, eventualmente con fotomontaggio, come in effetti era vestita: i leggins e il giubbotto scuri, sciarpa, guanti, magari capelli sciolti.

 

Dinamica

Diciamo subito che la struttura di molti paesi della pianura padana, o di posti in piano, generalmente, comporta  l'esistenza di lunghi stradoni lontani dal vecchio nucleo storico, affiancati da caseggiati o piccoli condomini, banche, multisala, e appunto palestre e centri commerciali:  viali fondamentalmente deserti, poiché la gente si muove in macchina; figurarsi quando cala il buio e al massimo si incontra qualcuno a spasso con il cane.

Se negli USA le scomparse di ragazze incautamente avviatasi per strade del genere - laggiù più larghe, a volte senza marciapiede, a scorrimento veloce e punteggiate da locali equivoci - non si contano, in Italia spesso è sufficiente qualche accortezza per non rischiare troppo: non muoversi soli, percorrere tragitti brevi, e rimanere sempre a tiro di lampione ( oggi poi non mancano le telecamere).

Naturalmente, anche in questo caso, come in altri di cronaca nera,  Yara non è stata beccata né da uno sguardo, né da un occhio elettronico, né da un qualche papà che andava a prendere la figlia in palestra: possibile mai? Sempre così sfortunati siamo o così abili sono i rapitori e gli assassini?

In ogni caso si da per scontato, all'inizio, che la ragazzina, uscita intorno alle diciotto e trenta, si sia incamminata verso casa, non molto lontana; ma, favorito dal buio, qualche malintenzionato l'abbia presa, caricata su un mezzo con le buone o l'inganno - o forse la conosceva - , qualcosa sia andato storto e la ragazza sia stata abbandonata agonizzante in quel campo. Non sarebbe morta per i colpi o delle percosse, ma, ferita con arma da taglio, si sarebbe spenta per assideramento. L'ultimo sms è stato per una amichetta, riguardo a qualche loro impegno, in un tempo successivo a quello della teorica uscita dalla palestra (  si insinua che non lo abbia mandato lei, ma lo stile dei messaggi è più inconfondibile di un'impronta digitale).

Uscita teorica, abbiamo detto. Perché da anni si rincorrono altre teorie, che riassumiamo:

- non è mai uscita dalla palestra; solo un signore, padre di una allieva, ricorda di averla intravista ,ma non sa dire molto di più e di utile,

- è uscita, ma da un accesso secondario, arrivando al cancello o poco oltre, dove i cani molecolari si sono in effetti fermati

- è rimasta nelle pertinenze del centro sportivo, attardandosi per qualche ragione, una chiacchiera con qualcuno per esempio, o l'incontro con persone che stavano facendo qualcosa che non dovevano fare, e lì è successo qualcosa.

Le teorie sul fatto che non sia mai uscita troverebbero conforto nel fatto che nessuno l'ha vista fuori, né ha ascoltato rumori riconducibili a un agguato o trambusto, a parte una signora che parla di un alzarsi di voci, ma tra adulti. Però, come s'è detto, il traffico di pedoni, in quel contesto è quasi inesistente e, per sfortuna, non sarebbe transitato alcun automobilista in allerta.

 

Se invece si vuole credere che dalla palestra Yara sia uscita, anche in questo caso si sono rincorse varie ipotesi:

- è uscita, ma ha fatto poca strada, perché adescata e rapita. Qui si aprono degli scenari in subordine:

* qualcuno che la seguiva da tempo perché invaghito

* qualcuno che lei conosceva e teneva segreto, come capita talvolta a quella età

* tampinata da bulli che l'hanno colpita e, una volta capito di aver trasceso, l'hanno trascinata nel campo

- è uscita, ma già ferita e su un pulmino

- qualche operaio del cantiere o qualche frequentatore della vicina discoteca l'ha adocchiata, tentando lo stupro ma, non riuscendo a portarlo a termine, l'ha malamente ferita, poi scappando.

 

Ma è poi morta lì? Gli oppositori della versione accusatoria dicono che gli elicotteri non avevano visto nulla nei mesi precedenti. Ma chi si terrebbe un cadavere dei mesi da qualche parte, ci chiediamo noi? E come è possibile che l'odore inconfondibile di un corpo in decomposizione non sia mai stato avvertito, almeno in cantiere?

Tutto questo ingegnarsi a trovare spiegazioni avveniva prima che si rinvenisse il DNA, naturalmente, rimanendo col fiato sospeso in attesa dei risultati. - 


Continua...