Capita a volte, sempre più raramente, di cogliere attraverso la stampa o la televisione notizie che riescano a regalarci un sorriso.

Dopo il sorriso, però, a volte ripensando a mente fredda, quella stessa notizia può diventare motivo per una vera e propria incazzatura.

Mi riferisco, ad esempio, alle notizie che hanno seguito l'elezione a Presidente della Camera di Roberto Fico, deputato del M5S.

Concluso il discorso di insediamento, il neopresidente si è ritirato nel suo studio e, presa carta e penna, ha scritto queste due righe al Segretario Generale: “Desidero comunicarle la mia intenzione di rinunciare, con effetto immediato, all’indennità di ufficio spettante in quanto titolare della carica di Presidente della Camera dei deputati.”

Come fai a non sorridere se una volta tanto all’onore delle cronache assurge un politico che rinuncia nientemeno a un suo diritto facendo così risparmiare alle casse statali, quindi a tutti noi contribuenti, oltre 280.000 euro in cinque anni?

È vero che alcuni deputati PD rosiconi hanno cercato di mandarla in caciara e, non potendo criticare Fico per questa scelta, meschinelli, lo hanno punzecchiato perché anche da presidente della Camera usa i bus e non l’auto blu con autista che gli spetterebbe, ma la notizia vera non è questa.

Non c’è da sorridere, invece, sapendo che dopo quattro settimane nessuna rinuncia all'indennità di ufficio è stata fatta dalla neo presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, la “pasionaria” così berlusconiana da essere rimasta ormai la sola a credere ancora che Ruby sia per davvero la nipote di Mubarak!

Non si può fare a meno di sorridere, viceversa, venendo a sapere che l’esempio di Roberto Fico ha fatto già proseliti tra alcuni parlamentari eletti alle altre cariche istituzionali.

Tra i primi a seguire l’esempio sono stati i pentastellati Paola Taverna, neo vicepresidente del Senato, Maria Edera Spadoni, vicepresidente della Camera, Riccardo Fraccaro, questore della Camera, Gianluca Castaldi, segretario di presidenza al Senato, che hanno rinunciato alle loro indennità, rispettivamente per € 186.000, € 186.000 , € 187.000 e € 133.000 in cinque anni.

Inoltre, lo stesso profilo di sobrietà lo ha adottato anche Mara Carfagna (FI), neo vicepresidente della Camera, che ha deciso di devolvere la sua indennità (€ 186.000) a sostegno delle battaglie “per le donne, i minori, la famiglia ed i disabili”.

Purtroppo, però, nel momento in cui accade di ripensare a mente fredda a queste notizie non c’è più modo di sorridere, ma solo di incazzarsi!

Ma come è stato mai possibile?

Per oltre 70 anni ci hanno raccontato che la democrazia comportava costi elevati e non riducibili perché essenziali per provvedere al mantenimento delle istituzioni e della politica che sono gli unici baluardi a difesa di un sistema democratico, ed oggi scopriamo, invece, che quei costi si possono anche tagliare almeno in parte.

E come è accettabile che nessuno, in oltre 70 anni anni, si sia opposto ai tanti politici mestieranti, di ogni credo e colore, che con la scusa di tutelare la democrazia hanno fatto man bassa impunemente di caterve di denaro pubblico?

Possibile che solo all’alba del 2018, rinunciando alle indennità, senza con ciò compromettere la funzionalità dei loro incarichi, 6 parlamentari, eletti a cariche istituzionali, ci fanno aprire gli occhi e ci fanno sapere che per oltre 70 anni siamo stati presi per i fondelli da politici diversamente coerenti e onesti?

A questo punto mi domando: se nei prossimi cinque anni questi 6 parlamentari da soli faranno risparmiare oltre un milione e duecento mila euro alle casse dello Stato, ma quanti miliardi avremmo potuto risparmiare tutti noi contribuenti in 70 anni se la classe politica si fosse comportata con onestà?

Un motivo in più per incavolarsi di fronte alla vergognosa insensibilità di quanti si rifiutano ancora oggi di raccogliere l'istanza di morigeratezza e cambiamento che è uscita dalle urne.   

Mi riferisco ai molti, da Maria Casellati (FI) a Ignazio La Russa (FdI), da Ettore Rosato (PD) a Roberto Calderoli (Lega), etc. che continuano a far finta di niente e senza pudore mungeranno dalle casse dello Stato le loro indennità di ufficio per i prossimi cinque anni.

Poiché è oramai chiaro che se le indennità sono ininfluenti nel garantire la funzionalità del sistema, per questi soggetti percepirle costituirà, né più né meno, un ingiusto arricchimento personale.

Temo, purtroppo, che neppure brandendo il tomahawk di Geronimo, il leggendario capo Apache, i neo parlamentari, pur volenterosi e determinati, riusciranno a dare la spallata definitiva ai troppi mestieranti della politica che sono avvezzi ad occupare istituzioni e Parlamento solo per il loro tornaconto personale.

Meschini mestieranti che con i loro vergognosi comportamenti da sempre ridicolizzano la democrazia e "sputtanano" le Istituzioni.