A quasi tre settimane dall'inizio del congelamento totale degli aiuti esteri da parte del presidente Donald Trump, le conseguenze si stanno  trasformando in un'emergenza umanitaria a livello mondiale. Programmi salvavita in Ghana, Kenya, Haiti, Myanmar, Bangladesh e Thailandia sono ormai sull'orlo del collasso, mentre gli operatori umanitari cercano disperatamente chiarimenti e deroghe per continuare le loro missioni.  

L'ordine esecutivo del 20 gennaio, che blocca i finanziamenti per 90 giorni in attesa di una revisione delle politiche, ha generato immediato scompiglio tra le organizzazioni umanitarie e le agenzie delle Nazioni Unite. Nonostante il Segretario di Stato Marco Rubio abbia previsto esenzioni per gli aiuti "salvavita" — come medicine, servizi medici, cibo, alloggi e sostegno di base — la mancanza di linee guida precise ha paralizzato interventi cruciali. Molte ONG, intrappolate in ambiguità burocratiche, hanno scelto di sospendere le attività piuttosto che rischiare costi non rimborsabili.  

In Ghana e Kenya, le campagne di prevenzione della malaria affrontano ritardi gravissimi. Insetticidi, zanzariere e farmaci antimalarici giacciono fermi nei magazzini, mentre la stagione delle piogge minaccia un'impennata di infezioni. Malaria No More ha lanciato l'allarme: il blocco potrebbe impedire la distribuzione di milioni di zanzariere e dosi preventive, mettendo a rischio la vita di migliaia di bambini. Nell'Africa subsahariana, dove i minori di cinque anni rappresentano la maggioranza delle vittime, le conseguenze sono esistenziali. "Non è solo una pausa, è una condanna a morte per i più vulnerabili", ha dichiarato un operatore umanitario in Kenya.  

Ad Haiti, un programma finanziato dal Piano di Emergenza del Presidente USA per la Lotta all'AIDS (conosciuto come PEPFAR) è in stallo in attesa di conferme scritte sulle esenzioni. Il ritardo minaccia i farmaci per prevenire la trasmissione dell'HIV da madre a figlio.

In Myanmar, dove la guerra civile e i disastri climatici hanno spinto due milioni di persone verso la carestia, la sospensione degli aiuti USA — il principale sostegno alle distribuzioni alimentari — aggrava il disastro. "Stiamo già razionando le scorte. Senza fondi, i bambini moriranno di fame", ha raccontato un operatore umanitario a Yangon.  

In Bangladesh, dove gli aiuti statunitensi coprono il 55% dell'assistenza a oltre un milione di Rohingya, i servizi essenziali sono stati tagliati. Sul confine thailandese, l'International Rescue Committee (IRC) ha chiuso le cliniche in sette campi profughi, lasciando donne incinte e bambini senza cure. 

Il congelamento dei fondi ha creato anche il caos all'interno dell'Agenzia USA per lo Sviluppo Internazionale (USAID), dove tagli al personale e mancanza di coordinamento hanno paralizzato le operazioni. "È una decisione crudele e insensata", ha denunciato una dipendente che è stata licenziata. "Le scorte che abbiamo pagato marciscono, mentre la gente soffre".  

La giustificazione "America First" dell'amministrazione Trump è stata condannata dagli attivisti per i diritti umani, che sottolineano il costo umano catastrofico di tale scelta. Senza un'indicazione chiara dei tempi di ripresa degli aiuti, gli operatori chiedono chiarezza sui finanziamenti ai programmi salvavita, sottolineando allo stesso tempo che qualsiasi ritarfdo avrà conseguenze fatali per molte persone, a partire dai bambini.

Almeno in Italia, i (post) fascisti locali si adoperano in piroette eristiche accompagnate da voli pindarici per giustificare le scelte aberranti, prive di qualsiasi logica e persino autolesioniste da parte di Donald Trump, cercando di giustificarle come metodi efficaci di contrattazione.

Nel caso del blocco improvviso degli aiuti umanitari, non si capisce quale sia la controparte con cui Trump voglia trattare e, pertanto, è ancor meno chiara la finalità di tale decisione.

La sola cosa che possiamo desumere è che non utilizzare una parte infinitesimale del proprio Pil per aiutare chi ha bisogno per dare precedenza all'America non solo è una politica miope, ma in primo luogo stupida. Infatti, promuovere l'immagine di una nazione che aiuta è un biglietto da visita per chiunque voglia tessere relazioni che alla fine avranno sempre e comunque anche finalità commerciali.

Evidentemente, Trump non è affatto un grande negoziatore, bensì un semplice delinquente, alquanto stupido e, soprattutto cattivo. Come si possa ammirare e persino cercare di emulare un simile personaggio è un mistero.