Il Fatto Quotidiano ha pubblicato una notizia in cui svela un possibile reato di insider trading che vede protagonisti Carlo De Benedetti, il suo broker Gianluca Bolengo e l'allora presidente del Consiglio Matteo Renzi.

È inutile riportare l'articolo per intero che può essere letto sul sito di origine. Questi sono i punti principali.

Il Governo sta discutendo delle modalità per varare la riforma delle banche popolari.

Il 16 gennaio, De Benedetti chiama il suo broker, Bolengo, per fargli comprare azioni delle popolari quotate in borsa, perché il giorno prima ha parlato con Renzi che gli ha confermato che "il governo farà un provvedimento sulle popolari per tagliare la storia del voto capitario nei prossimi mesi… una o due settimane".

Poi, nella stessa conversazione, De Benedetti chiede se le azioni delle popolari potrebbero salire. Per tutta risposta, il suo broker gli dice: "Sì, su questo se passa un decreto fatto bene salgono."

De Benedetti risponde che "Passa, ho parlato con Renzi ieri, passa."

Immancabilmente, prima che il Governo comunichi le proprie decisioni in merito alle popolari che, tra l'altro saranno varate tramite un decreto legge (provvedimento d'urgenza) e non tramite un disegno di legge, vengono effettuate transazioni anomale sui titoli di quelle banche. Transazioni confermate in audizione alla Camera dallo stesso presidente Consob, Giuseppe Vegas, che parla di acquisti effettuati subito prima che il Governo pubblicasse il decreto e vendite effettuate subito dopo, creando "plusvalenze effettive o potenziali stimabili in 10 milioni di euro".

In un'inchiesta avviata dalla procura in seguito all’istruttoria di Consob su un possibile reato di insider trading, gli inquirenti vengono in possesso del dialogo telefonico, di cui sono sopra sono stati riportati degli stralci, tra De Benedetti e il suo broker. Telefonata acquisita non in seguito ad intercettazioni, ma per il semplice fatto che gli intermediatori finanziari sono obbligati a registrare le conversazioni telefoniche con i loro clienti ed a conservarle.

La conversazione pubblicata da Il Fatto è al centro di una decisione in stand by che vede da una parte i PM chiedere l'archiviazione dell'inchiesta e dall'altra il GIP che non ha ancora stabilito se concederla o meno.

Matteo Renzi, interrogato sulla vicenda, ha confermato la telefonata negando però di aver riferito a De Benedetti nulla di specifico sia sui tempi di attuazione dei provvedimenti sulle banche popolari, sia sullo strumento giuridico che sarebbe stato utilizzato.

Ed è proprio lo strumento giuridico, il decreto legge, a far sollevare molti dubbi. Il provvedimento d'urgenza - anche al tempo - fu ritenuto anomalo da molti rispetto al disegno di legge. E il "decreto" di cui parla Gianluca Bolengo è un termine da considerarsi generico o espressamente riferito allo strumento tecnico che poi sarebbe stato effettivamente utilizzato dal Governo?

In campagna elettorale, un possibile reato di insider trading che vede per protagonista Matteo Renzi non è certo un gran biglietto da visita per raccoglier voti e l'indecisione del Gip di non chiudere l'inchiesta fa ritenere che l'ottimismo dei PM in relazione alla conclusione delle indagini che non avrebbero portato all'identificazione di alcun reato non sia poi così condivisibile.

Inoltre, al di là del possibile reato, c'è da valutare anche l'opportunità di dialogare, seppur in termini generici (al di là di sapere effettivamente quanto generici siano stati), su un argomento tanto delicato con un imprenditore che, è risaputo, è anche tra i più importanti finanzieri italiani.

Può una persona che si promuove come capace e avveduta - Matteo Renzi - non aver pensato alla sconvenienza di quel colloquio con De Benedetti? E, pertanto, se fosse stato così poco avveduto in passato, perché non dovrebbe esserlo in futuro? Un quesito non irrilevante in relazione ad uno che aspira a diventare di nuovo premier in base al risultato delle prossime politiche.

Senza poi dimenticare che una fuga di notizie in relazione al decreto sulle banche popolari è sicuramente avvenuta e che un responsabile, o forse più di uno, non è ancora stato indicato.