Alla Commissione Ambiente della Camera, oggi si è discusso della proposta di legge DAGA ed altri (atto 2212) che ha per oggetto i "Princìpi per la tutela, il governo e la gestione pubblica delle acque e disposizioni per la ripubblicizzazione del servizio idrico, nonché delega al Governo per l'adozione di tributi destinati al suo finanziamento".

Il disegno di legge, nel suo incipit, vuole innanzitutto «sottolineare che  le  tre  prime  firmatarie  della  presente proposta  di  legge  sono  l’onorevole  Federica  Daga,  l’onorevole  Raffaella  Mariani e l’onorevole  Serena  Pellegrino,  in  armonia con  lo  spirito  che  lo  scorso  12  giugno  ha portato  alla  costituzione  dell’intergruppo "Acqua   bene   comune",   al   quale   hanno aderito  più  di  200  parlamentari  eletti  in questa  legislatura  appartenenti  a  diverse forze   politiche   e   che   ha   come   primo obiettivo  quello  di  sottoscrivere  la  proposta  di  legge  d’iniziativa  popolare  recante princìpi   per   la   tutela,   il   governo   e   la gestione  pubblica  delle  acque  e  disposizioni per la ripubblicizzazione del servizio idrico,  già  presentata  nel  2007  dal Forum italiano  dei  movimenti  per  l’acqua,  e  opportunamente  aggiornata  e  condivisa  con il Forum stesso. L’acqua  è  fonte  di  vita.  Senza  acqua non  c’è  vita. [...]».

In pratica, il disegno di legge dovrebbe dar seguito alla volontà espressa da 27 milioni di italiani che, tramite referendum, hanno stabilito che la gestione delle acque deve essere pubblica.

Riassumendo, la proposta di legge è firmata congiuntamente da parlamentari appartenenti a diversi schieramenti che hanno formulato un testo per dar seguito ad un mandato popolare. Il testo, prima di andare in aula per l'approvazione, passa all'esame delle commissioni competenti che, a scopo migliorativo, possono portare degli emendamenti.

Oggi, in Commissione Ambiente, i membri della maggioranza hanno votato a favore di un emendamento che in pratica afferma che la gestione del servizio idrico non dovrà più essere obbligatoriamente pubblica, ma potrà esserlo solo in  «via prioritaria», lasciando quindi spazio alla possibilità che possa anche essere gestito da un'azienda non pubblica. 

Paradossalmente, l'emendamento, ha visto, oltre al parere contarrio della minoranza,  anche quello del ministero dello Sviluppo Economico, perché il contenuto espresso sarebbe inconciliabile con le direttive sulla concorrenza, "in quanto non vengono esplicitati i criteri con i quali scegliere l’opzione di affidamento in house o altra tipologia".

Le oppposizioni non hanno preso bene questa ennesima giravolta dei parlamentari PD e, pertanto, M5S e Sinistra Italiana hanno annunciato il ritiro delle proprie firme dal disegno di legge.