Per i sindacati l'adesione allo sciopero generale di martedì 12 novembre dei medici pubblici che chiedono un nuovo contratto di lavoro e la tutela del Servizio sanitario nazionale è stata fino dell'80 per cento.

Le sigle sindacali che hanno indetto lo sciopero - Anaao Assomed, Cimo, Aaroi-Emac, Fp Cgil medici e dirigenti Ssn, Fvm federazione veterinari e medici, Fassid (Aipac-Aupi-Simet-Sinafo-Snr), Cisl medici, Fesmed, Anpo-Ascoti-Fials medici e Uil Fpl - hanno organizzato decine di iniziative in giro per l'Italia, culminate con il sit in di Roma davanti al ministero dell'Economia.

La protesta dei lavoratori, che prende di mira soprattutto la legge di bilancio che non offre un reale piano di ristrutturazione delle politiche di welfare e sanità, è stata organizzata per dare di nuovo alla Sanità Pubblica il proprio ruolo centrale nell'offrire servizi adeguati ai cittadini, consentendo anche agli operatori di avere strumenti adeguati per farlo.

In base alle valutazioni fatte dai sindacati, sebbene la legge di bilancio preveda che i fondi della Sanità rimangano inalterati, in realtà i tagli nel settore sono applicati direttamente alle regioni che, pertanto, dovranno far fronte ad un aumento delle spese per il "pay back" farmaceutico. Inoltre, l'annunciato aumento di un miliardo sul Fondo sanitario è stato ridotto a 400 milioni di euro.

Difficile non credere che ciò non comporterà un aumento dei costi per i cittadini quando già adesso sono circa 11 milioni gli italiani che non sono più in grado di accedere alle cure a causa dei famosi superticket.