Non avete letto male. E' proprio così, non dovete stupirvi. Il tribunale di Paola, in provincia di Cosenza, in Calabria, ha rinviato al mese di ottobre del 2017 un'udienza che doveva tenersi a gennaio 2016. Motivo? Il giudice è in maternità.

Eh sì, perché nel nostro paese, se un giudice è in dolce attesa, non ci si preoccupa di sostituirlo con un collega. No, tutto si ferma. Nella più piccola delle aziende, se una segretaria va in maternità, viene trovato subito qualcuno che la sostituisca. Non è che si smette di lavorare, aspettando il lieto evento.

Ma in magistratura non funziona così. Evidentemente la giustizia in Italia può aspettare. Non è un problema se un'udienza che doveva tenersi oggi, si terrà più o meno fra due anni. Si può aspettare. Volete mettere a confronto il contributo che un giudice può dare all'incremento del tasso di natalità, già così basso in Italia, con un banale processo?

Viene da chiedersi se i magistrati non si sentano loro stessi sminuiti, di fronte ad episodi del genere. Se un processo può essere rimandato di due anni, significa che il loro lavoro non è in fin dei conti così importante. Se ne può anche fare a meno per lunghi periodi. Questo sembra essere il messaggio.

Da sottolineare che l'udienza in oggetto aveva già subìto due rinvii. Inizialmente prevista per il mese di luglio 2015, era stata rinviata prima a settembre e, poi, a gennaio di quest'anno.

Le sorprese non sono finite. La notizia ci è sembrata clamorosa. Ci siamo incuriositi e abbiamo voluto informarci di quale processo si tratta.

E' una causa civile. Un classico contenzioso per motivi di eredità. L'oggetto del contendere è un immobile di valore, con molti appartamenti, in una località balneare. Sapete quando ha avuto inizio il processo? Nel 2003!!!

Alla morte del proprietario, gli eredi sono andati dal notaio, che, in mancanza di un testamento, ha diviso il bene a termini di legge. 

Una delle due controparti, quella che non ha accettato l'operato del notaio, abita nell'attico del palazzo, ha in mano le chiavi di tutti gli appartamenti, che affitta regolarmente durante la stagione estiva, tenendo per sé tutti gli introiti.

L'altra controparte, che si è vista assegnare dal notaio una quota dell'immobile, è costretta a pagarci sopra le tasse, senza poterne ricavare un reddito.

Quindi, lo stato italiano autorizza il notaio, pubblico ufficiale, a ripartire un bene fra gli eredi, consente ad una controparte di contestarne le decisioni, pretende il pagamento delle tasse, ma non si cura di garantire una soluzione del contenzioso in tempi ragionevoli.

Supponiamo, per assurdo che la seconda controparte possa perdere la causa. La sua situazione, comunque, migliorerà, perché non avrà l'immobile, ma almeno smetterà di pagare le imposte per un bene che non le è concesso di sfruttare.

Questa è la giustizia civile in Italia. Poi non ci meravigliamo del fatto che nessuno venga ad investire nel nostro paese ed in molti se ne stiano andando.