Il sacerdote decise dunque di partire da Vilnius il più presto possibile, anche perché stava per finire il periodo assegnato per il rimpatrio nella Polonia Popolare[1]. «Prima di partire, illudendosi di lasciare Vilnius per un breve periodo, visitò la cappella della Madre di Misericordia d’Ostra Brama e alla fine di agosto del 1947 partì per Białystok»[2]. Era l’ultimo trasporto dei polacchi che si recavano in Polonia via Kaunas e via Prussia Orientale. L’8 settembre il treno varcò il confine della Repubblica Popolare Polacca e Sopoćko giunse a Białystok. Come professore del seminario arcidiocesano, il sacerdote, arrivato Białystok, si presentò all’arcivescovo per ottenere gli incarichi, che avrebbe dovuto intraprendere nelle nuove condizioni. Si recò anche a Varsavia, al Ministero degli Interni, per ritirare i libri confiscati durante il viaggio da Vilnius a Białystok. A Varsavia colse l’occasione per andare a trovare il cardinale August Hlond, interessato alla faccenda della divina misericordia. Il cardinale gli riconsegnò il suo elaborato, scritto ancora nel 1940 a Vilnius, intitolato De misericordia Dei.

Deque eiusdem festo instituendo. Tractatus dogmaticus ac liturgicus[3]. Verso la fine di settembre Sopoćko andò per alcuni giorni  a Myslibórz, dove Jadwiga Osińska e Isabella Naborowska erano agli inizi dell’organizzazione della vita nella comunità religiosa in una casa, ricevuta in dono dall’amministratore apostolico di Gorzów, don Edward Nowicki. Era la prima opportunità per incontrare le sorelle, dopo la loro partenza da Vilnius. Guardando la chiesa e la casa offerta alle suore, notò una somiglianza sconvolgente di questi edifici con quelli visti da suor Faustina Kowalska in una visione che si riferiva alla prima casa della congregazione, preannunciata a lei durante le apparizioni. Rimaneva in contatto con le suore, aiutandole con i suoi consigli e con l’appoggio spirituale. Sorvegliava lo sviluppo generale della congregazione essendone il fondatore[4]. Già il 29 giugno del 1935 santa Faustina aveva scritto nel suo Diario sulla questione della congregazione così:

«Quando parlai col mio direttore spirituale delle varie cose che il Signore esigeva da me, pensavo che m’avrebbe risposto che non sono adatta a compiere simili cose e che Gesù non si serve di anime misere come sono io, per qualunque opera voglia compiere. Invece mi sentii dire che il più delle volte Dio sceglie proprio tali anime per realizzare i suoi disegni. Quel sacerdote però è guidato dallo Spirito di Dio; egli riuscì a scrutare nell’intimo della mia anima i più nascosti segreti che c’erano fra me e Dio, e di cui non gli avevo ancora mai parlato, e non gliene avevo parlato poiché io stessa non li avevo compresi bene ed il Signore non mi aveva detto chiaramente che gliene parlassi. Il segreto è questo, che Iddio esige che ci sia una congregazione che annunci la Misericordia di Dio al mondo e la impetri per  il mondo. Quando quel sacerdote mi chiese se avessi avuto tali ispirazioni, risposi che ordini precisi non ne avevo avuti. Ma in quello stesso momento era penetrata una strana luce nella mia anima ed avevo capito che il Signore mi parlava per mezzo di lui. Mi ero difesa inutilmente dicendo che non avevo un ordine preciso, poi verso la fine del colloquio vidi Gesù sulla soglia, nello stesso aspetto come è dipinto nell’immagine, che mi disse: Desidero che ci sia una tale congregazione. Il giorno dopo durante la    Santa Messa, subito all’inizio, vidi Gesù che era di una bellezza indescrivibile. Mi disse che esigeva che tale congregazione venisse fondata al più presto e io sarei vissuta in essa con le altre consorelle. Il Mio Spirito sarà la regola della vostra vita.

La vostra vita deve essere modellata su di Me, dalla mangiatoia alla morte in croce. Penetra nei Miei segreti e conoscerai l’abisso della Mia Misericordia verso le creature e la Mia bontà insondabile e questa farai conoscere al mondo. Per mezzo della preghiera farai da intermediaria fra la terra e il cielo. Era il momento di accostarsi alla Santa Comunione. Gesù scomparve e vidi un grande bagliore. All’improvviso udii queste parole: Ti impartiamo la Nostra benedizione e in quell’attimo da quel bagliore uscì un raggio chiaro, che mi trapassò il cuore ed un fuoco misterioso si accese nella mia anima. Pensavo di morire per la gioia e la felicità; sentivo il distacco dello spirito dal corpo; sentivo la totale immersione in Dio; sentivo che venivo rapita dall’Onnipotente, come un granellino di polvere verso spazi immensi e sconosciuti[5]. O mio Gesù, che mi hai assicurato che questa congregazione sorgerà (...) e vedo quale grande gloria darà a Dio. Sarà  il riflesso del più grande attributo che è in Dio, cioè la divina misericordia. Impetreranno incessantemente per sé e per tutto il mondo la Misericordia di Dio (...). Questa congregazione della divina misericordia sarà nella Chiesa di Dio come un alveare in un magnifico giardino; nascosta  e silenziosa»[6].  

Il sacerdote, ubbidiente alle parole ricevute da suor Faustina sul letto di morte, rimaneva in attesa di un segno della volontà di Dio[7].

A ottobre iniziarono i corsi nel seminario ecclesiastico. Sopoćko teneva gli stessi corsi che conduceva a Vilnius: catechesi, pedagogia, psicologia e storia della filosofia[8]. Il lavoro e la sua presenza nel seminario non si limitavano soltanto ai corsi. Come a Vilnius, continuava a essere confessore degli alunni. Spesso, su richiesta del padre spirituale, teneva anche dei ritiri. Gli anni di lavoro nel seminario coincisero con la sua polivalente attività pastorale, religioso-sociale ed educativa. Un campo importante di questa sua attività era il lavoro per la sobrietà della società. Sin dai tempi passati a Vilnius, l’opera che lo impegnava di più e gli fu particolarmente cara, era quella della divina misericordia. Con il più grande impegno e fedeltà si dedicò a quest’opera sino alla fine. Senza scoraggiarsi a causa delle riserve e degli ostacoli da parte delle autorità della Chiesa nell’approvazione del culto, causati da alcune irregolarità nella sua diffusione spontanea ed anche da pubblicazioni che non sempre presentavano l’idea della divina misericordia in modo corretto, infaticabilmente correggeva gli errori e spiegava le basi teologiche del culto[9].

  Il sacerdote, come a Vilnius così a Białystok, era confessore di religiose[10]. Confessava tra l’altro le suore della Congregazione delle Missionarie della Sacra Famiglia che avevano una casa in via Poleska. Venendo lì per svolgere il suo ministero spirituale, notò la possibilità di allargarlo, coinvolgendo gli abitanti della zona. Poiché numerosi di essi s’incontravano nella piccola cappellina, che si trovava nella casa delle suore per partecipare alle funzioni che vi erano organizzate, il sacerdote s’impegnò per ampliare la cappella. Con il consenso e l’aiuto delle suore la cappella fu ingrandita, sfruttando una delle stanze della casa. Il 27 novembre 1957, giorno della solennità di Cristo Re, si tenne la benedizione della cappella che fu dedicata alla Sacra Famiglia. In questo modo nacque un centro pastorale autonomo per gli abitanti della zona. Da pensionato, si stabilì presso le suore, dove fino alla fine della vita si occupò del servizio pastorale per gli abitanti dei dintorni. La personalità sacerdotale di Sopoćko fu molto empatica[11]. La sua spiritualità  e l’autorità che risultavano dalle straordinarie esperienze della sua vita, unite alla grande umiltà e al suo esempio personale, attiravano molti fedeli. Attualmente in questa casa si trova la stanza commemorativa del Nostro e la casa religiosa della Congregazione delle Suore di Gesù Misericordioso[12]. 

Verso la fine degli anni ‘50 Sopoćko intraprese due iniziative simili collegate con la costruzione di edifici di culto e organizzò un altro centro pastorale. Uno di esse iniziò con la proposta di Maria e Jan Cembrzynski che volevano donare alle suore della Congregazione del Salvatore Misericordiosissimo in Myslibórz una casa in via Celownicza. Dopo aver ottenuto il permesso delle autorità, fu eretto un edificio, che purtroppo non fu approvato dalla commissione, a causa di piccole inesattezze nella realizzazione del piano[13]. Un’altra azione che impegnò il sacerdote fu la costruzione della chiesa in via Wiejska, nel quartiere Nowe Miasto[14].

 Sopoćko, durante il ritiro spirituale per sacerdoti che conduceva nel 1958, ebbe una lesione del nervo facciale. Da allora, parlare ad alta voce davanti a un uditorio numeroso, fu per lui una fatica che gli richiedeva molte energie. Anche l’incidente stradale di cui fu vittima a Zakopane, nel mese di febbraio del 1962, mentre partecipava al convegno dei professori di teologia pastorale, lasciò un segno sulla sua salute. In questa situazione fu costretto ad andare in pensione.

prof. sac. Gregorio - Grzegorz Stanislaw Lydek


 
[1] Teniamo presente che dopo la seconda guerra mondiale, «le frontiere della Polonia vennero spinte  ad Ovest. Ad est il confine fu stabilito sulla linea Curzon, avallando le pretese sovietiche, dopo lo sterminio  e la deportazione in Siberia della popolazione di etnia polacca.  Ad ovest il confine venne fissato alla linea Oder-Neisse per circa 200 km. Dopo lo spostamento, la Polonia perse ad est 188.000 km² (15 milioni di abitanti) a favore dell’Unione Sovietica e guadagnò 122.000 km² a spese della Germania. Lo spostamento delle frontiere causò anche la migrazione verso ovest di milioni di persone, polacchi e tedeschi, in fuga dai territori amputati dai rispettivi paesi ed ucraini trasportati a ripopolare le terre conquistate. La vittoria dell’Unione sovietica causò l’imposizione di un governo comunista. Nel 1948 una svolta verso lo Stalinismo rese ancor più opprimente il governo totalitario. La Repubblica Popolare di Polonia, venne ufficialmente proclamata nel 1952. Nel 1956, dopo una rivolta, il regime divenne meno oppressivo, liberando molte persone dalle prigioni ed espandendo in parte le libertà personali»: G. Parker - A. Dorpalen, Atlas Historii Powszechnej, pp. 134-135.
[2] H. Ciereszko, Życie i działalność Księdza Michała Sopoćki (1888-1975), p. 356.
[3] Cf. H. Ciereszko, Ksiądz Michał Sopoćko Apostoł Miłosierdzia Bożego, p. 241.
[4] Cf. ibidem.
[5] F. Kowalska, Diario, pp. 436-439.
[6] Ibidem, p. 664.
[7] A. Dragan, Z misją Bożego Miłosierdzia  [Nella missione della Divina Misericordia], MIC, Warszawa, pp. 88-100.
[8] H. Ciereszko, Il cammino di santità di Don Michele Sopoćko, p. 47.
[9] Ibidem.
[10] H. Ciereszko, Życie i działalność Księdza Michała Sopoćki (1888-1975), pp. 390-392.
[11] «L’amore del prof. Sopoćko per Dio misericordioso e per le persone, soprattutto per i più bisognosi, gli emarginati e i disagiati, si è tradotto in varie azioni concrete attraverso le tante sfaccettature della sua figura di sacerdote, insegnante, professore, scrittore e educatore. Come professore don Sopoćko fu esigente, però sapeva amare», così si esprime un altro suo studente, don Strzelecki Stanisław. «Dava l’impressione di una persona dura, ma qualche istante dopo dimostrava la sua bontà immensa. Il prof. Sopoćko era erudito e molto competente nell’insegnamento. La decisione delle autorità di mandarlo in pensione con anticipo, fu per  il prof. Sopoćko molto amara e dolorosa»: H. Ciereszko, Ksiądz Michał Sopoćko profesor, wychowawca i ojciec duchowny alumnów i kapłanów, p. 112. Nel Diario del Nostro leggiamo: «La mia casa era vicino alla chiesa, ed il mio posto di lavoro a circa due chilometri. I mezzi pubblici non c’erano e quindi si doveva andare a piedi, cosa che nelle mie condizioni di persona debole e malata non era più possibile»: M. Sopoćko, Wspomnienia, in Dz., q. I, p. 9: Praca w Archidiecezjalnym Seminarium w Białymstoku, in “Rocznik Teologii Katolickiej”, Białystok 2005, p. 3. Al seminario dove Sopoćko è stato professore per diversi anni non si è mai risparmiato per i suoi ideali di prete e di insegnante, era una figura limpida, cristallina, di grande rigore morale, ricorda il suo studente: «Nel Seminario Maggiore di Vilnius, durante le pause tra le lezioni,- relaziona Władysław Żułkiewicz, il prof. Sopoćko ci raccontava molte cose sulla Misericordia di Dio. La sua relazione nei nostri confronti, era molto paterna, cordiale e dignitosa. Il tono della sua voce, il suo sorriso ed il suo comportamento risvegliavano in noi forte stupore e grande rispetto. La sua calma, i numerosi racconti presi della sua vita e tutti i suoi consigli, furono per noi di grande aiuto»: H. Ciereszko, Ksiądz Michał Sopoćko profesor, wychowawca i ojciec duchowny alumnów i kapłanów, p. 112.
[12] Ibidem.
[13] Cf. H. Ciereszko, Ksiądz Michał Sopoćko Apostoł Miłosierdzia Bożego, pp. 90-92.
[14] Cf. H. Ciereszko, Ksiadz Michał Sopoćko profesor wychowawca i ojciec duchowny alumnów i kapłanów, p. 57.