In Tunisia avrebbero dovuto svolgersi manifestazioni per celebrare dieci anni dalla rivoluzione da cui iniziò la cosiddetta primavera araba che rovesciò il defunto presidente Zine El Abidine Ben Ali. Ma il governo, a partire da giovedì, ha imposto un lockdown di 4 giorni per contenere il contagio da coronavirus, vietando gli eventi pubblici che erano stati organizzati.

La miccia che inconsapevolmente diede vita alla primavera araba fu causata dalla disperazione di un venditore di frutta di 26 anni, Mohammed Bouazizi, che si dette fuoco il 17 dicembre 2010, per protestare contro l'umiliazione subita dalla polizia a Sidi Bouzid, una città nell'interno della Tunisia. La morte di Bouazizi suscitò un'indignazione tale nel già ribollente malcontento della popolazione, che dette vita ad una vera e propria rivoluzione per protestare contro povertà, disoccupazione e repressione.

Oggi, in molti hanno messo in dubbio la tempistica del lockdown, pensando che sia stato imposto proprio per evitare le celebrazioni della primavera araba che da allora hanno portato pochi miglioramenti nel Paese.  La Tunisia ha sì fatto dei passi avanti verso la democrazia, ma la sua situazione economica è peggiorata, con servizi pubblici scadenti e la nazione sull'orlo della bancarotta..

Quindi, nella notte sono scoppiate violente proteste in diverse città tunisine, tra cui la capitale Tunisi, ma anche a Monastir, Sousse (dove un incendio è stato appiccato a una stazione di polizia), Biserta, Siliana...

Per disperdere i giovani, che hanno sfidato il coprifuoco in vigore incendiando pneumatici e tentando di saccheggiare esercizi commerciali, la polizia ha dovuto far uso di gas lacrimogeni.