L'articolo 117 del nuovo testo costituzionale, in relazione al Titolo V, parla di "disposizioni generali e comuni" per la tutela di salute, politiche sociali, sicurezza alimentare, istruzione, formazione professionale, attività culturali, turismo, governo del territoprio, coordinamneto della protezione civile.

Che cosa significa? Che lo Stato, nel rapporto con le autonomie locali, in alcuni casi ha una legislazione esclusiva, in altri - quelli sopra elencati - deve definire quali siano i confini della propria competenza.

In pratica, il nuovo testo costituzionale, che secondo i promotori del Sì dovrebbe semplificare la vita istituzionale del Paese, rimanda ad una contrattazione successiva la definizione di quali siano le competenze dello Stato e quali quelle degli enti locali.

Questa non è un'interpretazione personale, ma ciò che un costituzionalista promotore del Sì, Roberto Bin, ha detto in un dibattito televisivo per supportare la riforma della Costituzione.

Quello sopra riportato è un esempio della razionalità che sta alla base del testo che siamo chiamati a votare il 4 dicembre. Chi promuove il Sì dice che la Corte Costituzionale dal 2001 è stata impegnata a districare i nodi causati dalla riforma del Titolo V. Adesso, che dopo tutti questi anni ha fatto chiarezza sulle competenze, la Consulta sarà costretta a ripartire di nuovo daccapo!

Infatti, per ogni contrasto sulle competenze relative ad ogni singola questione tra Stato ed enti locali su cosa siano e come debbano essere applicate le "disposizioni generali e comuni", la Corte Costituzionale, chiamata in causa dall'una o dall'altra parte, dovrà esprimere il proprio parere... di nuovo!

Questo è uno degli esempi di semplificazione che si ottiene votando Sì.