Tra gli imperdonabili errori dell’emerito ex Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, commessi durante il suo prolungato soggiorno al Quirinale ci sarebbe, secondo me, l’aver assecondato il bamboccio calato da Rignano, dai modi tanto immaturi quanto boriosi, nella avventata scalata a Palazzo Chigi .

Già il fatto che Matteo Renzi si agitasse senza scrupoli pugnalando il compagno di partito, Enrico Letta, pur di appagare la sua irrefrenabile smania di potere, avrebbe dovuto suggerire maggiore cautela e più lungimiranza al Capo dello Stato.

Non solo, ma acconsentendo a defenestrare da Palazzo Chigi il presidente del Consiglio in carica Giorgio Napolitano ha avallato, con i fatti e senza remore, la congiura di palazzo ordita con il fumoso patto del Nazareno da Matteo Renzi in combutta con il già pregiudicato Berlusconi, condannato dalla Cassazione non per una quisquiglia bensì per il reato di frode fiscale.

Si dirà: va bene ma tutto ciò è storia ed appartiene ormai al passato.

Certo, è vero, è innegabile però che le scelte di quei giorni pesano da cinque anni sulle vicende del nostro Paese e sulla vita degli italiani.

Così come sarebbe sciocco negare che anche l’Italia sia stata coinvolta in una crisi internazionale che ha seminato malessere in ogni dove.

Altrettanto sciocco, però, sarebbe non ammettere che le sofferenze degli italiani, causate dalla crisi, siano state acutizzate dalla insipienza e dalla inadeguatezza di Renzi e della sua corte di giullari, preoccupati soprattutto di usare il potere come se fosse il gioco di Monopoli per occupare ogni casella che contasse con amici ed amici degli amici.

In questi anni il Paese è stato in balia di un giglio dimostratosi più tracotante che magico, che ha fatto dell’autoreferenza il suo dogma, ignorando intenzionalmente il mondo reale che, fuori dal palazzo, chiedeva aiuto.

Miliardi di euro sono stati scialacquati per dar vita ad iniziative utili solo per dare lustro alla egemonia dell’uomo solo al comando, senza preoccuparsi degli effetti negativi che avrebbero potuto produrre sulla vita dei cittadini.

A dispetto di quanto favoleggiano le statistiche ufficiali, infatti, il lavoro è diventato di giorno in giorno più precario, un terzo dei residenti in Italia è precipitato nello stato di povertà o a rischio di esclusione sociale, migliaia e migliaia di risparmiatori si sono ritrovati da un giorno all’altro truffati e depredati dalle banche, la indigenza costringe milioni di cittadini a rinunciare perfino alla cura della propria salute, e potrei continuare.

Rinchiuso con i suoi giullari nelle asettiche stanze del potere Matteo Renzi, con cinico opportunismo si è fatto vivo solo di tanto in tanto, se gli tornava utile, nelle vesti di un peloso elemosiniere per dispensare, con rullar dei tamburi, gli 80 euro, la mancetta a studenti e professori, il miserevole ritocco salariale per i pubblici dipendenti, i pochi spiccioli a qualche migliaia di famiglie bisognose.

Mai e poi mai una proposta lungimirante, un progetto strutturato e concreto per affrontare di petto le disuguaglianze sociali, per offrire ai giovani la sicurezza nel futuro, per consentire ai pensionati bisognosi di vivere in serenità i loro ultimi anni, per frenare l’esodo verso gli altri paesi dell’UE alla ricerca di un lavoro, etc. etc.

Anche se oramai da un paio di anni il ciclone della crisi è passato e con la ripresa i paesi della UE si sono rimboccate le maniche ed hanno ripreso il loro percorso di crescita, l’Italia continua ad essere il fanalino di coda in Europa per colpa della insipienza e della inadeguatezza prima del governo Renzi e poi del governo Gentiloni, subordinato senza ritegno ai voleri di Renzi.

Ciò nonostante, ignorando la rovinosa disfatta inflittagli dalle urne il 4 marzo, seguita a quella referendaria del dicembre 2016, il bamboccio calato da Rignano conferma la sua pochezza, associata per di più ad una scarsa intelligenza anche politica, accampando la pretesa, in questi giorni, di condizionare ancora le sorti future del nostro Paese, avvalendosi del fatto di poter tiranneggiare su un partito, il PD, che supinamente continua a sottostare alle sue paranoie dettate da arroganza, ansia di protagonismo, sentimenti rancorosi, ripicche puerili, disprezzo per la volontà del Popolo sovrano.

Toccherà ora a Sergio Mattarella disinnescare questa pericolosa situazione che rischierebbe la paralisi del Paese ed il ritorno alle urne nei prossimi mesi.