Nonostante l'impegno profuso nel voler pubblicizzare urbi et orbi il tentativo di far cadere il Governo, le reazioni alle dichiarazioni di ieri di Matteo Renzi sono state pari a zero da parte dei principali esponenti dei partiti che compongono la maggioranza. Nessuna reazione, finora, dal Pd, da Zingaretti, da Di Maio o da Crimi... solo i media hanno dato peso alle parole del proprietario di Italia Viva.

Unica eccezione, il presidente della Camera, il 5 Stelle Roberto Fico, che in un'intervista ad Avvenire ha ricordato agli arruffapopoli "pro domo sua" di cui Renzi è uno dei principali esponenti, in cosa consista la responsabilità per un politico.


Ma gli appelli a una gestione condivisa della pandemia restano in larga misura inascoltati. La popolazione, nel suo complesso, sembra a volte manifestare maggiore senso di responsabilità e unità di intenti rispetto alla sua classe dirigente. «Non c’è dubbio che il popolo italiano, al di là di qualche caso di esasperazione, si sia mostrato attento, sapiente e ordinato dando l’idea di una grande Nazione. Ma anche le istituzioni democratiche hanno retto alla battaglia, dimostrandosi salde e autorevoli. La grande sfida inizia ora, la sfida di difendere i principi e i valori del nostro Paese in questo momento richiede una politica di unità nazionale. Non sto teorizzando il governo di unità nazionale, sia chiaro. Sto solo dicendo che tutti, maggioranza, opposizioni, istituzioni e parti sociali debbono poter dare il loro contributo. Che non comporta arretrare dalle proprie convinzioni, ma porle con l’ambizione di concorrere al bene comune, non con spirito di parte, di mera contrapposizione».
Stiamo parlando del Recovery Fund?
«Mi riferisco soprattutto a questo. In nessuna epoca credo che sia tollerabile un atteggiamento politico volto solo a sfruttare le difficoltà, a guardare unicamente al proprio tornaconto. Ma mai come in questo momento sono convinto che chi si rifugia in un atteggiamento strumentale commette un errore storico, destinato a essere punito dagli elettori. Siamo dentro una transizione che riguarda il futuro di tutti noi, in tutti gli ambiti, dalla giustizia alla lotta alle disuguaglianze, dallo sviluppo alla perdita di posti di lavoro. E l’elettorato sarà un giudice severo».

Renzi ha posto un tema. Che la politica deve restare centrale in questo enorme lavoro di programmazione.
«Non c’è dubbio che la politica deve mantenere un ruolo centrale, perché se non è la politica a interpretare gli interessi delle persone non lo fa nessuno. Più è debole e più possono prevalere gli interessi di parte, dei grandi gruppi economici, delle multinazionali».
Però ci sono pessimi precedenti nella gestione dei fondi europei, l’esigenza di imprimere un salto di qualità alla programmazione, di fronte a una prova così imponente, c’è tutta.
«Ognuno ha il suo compito. Il Parlamento non ha un compito di gestione, ma un potere essenzialmente di indirizzo e di controllo che proseguirà e sarà costante. Intanto gli indirizzi da parte della Camera sono già stati formalizzati con un lungo e proficuo lavoro iniziato a settembre nella Commissione Bilancio, che ha indicato le sue priorità passando per un significativo voto parlamentare, il primo in Europa. Ci sono ora gli strumenti per ascoltare tutti, le Regioni, gli enti locali, le parti sociali. Tocca però al governo fare sintesi. E la sintesi - lo dico con chiarezza - non può consistere in una parcellizzazione di interventi, per accontentare un po’ tutti. Ogni progetto deve essere "di sistema", rispondere a una visione d’insieme, dalla digitalizzazione, all’ambiente, al lavoro che deve cambiare di conseguenza».
La task force può essere di aiuto, o può fare ombra al Parlamento?
«Vedremo quale sarà il ruolo che le sarà affidato, per ora eviterei di commentare quelle che sono solo delle ipotesi».
Ma questo governo ha i numeri per andare avanti?
«La maggioranza nata dopo la crisi dell’agosto 2018 dopo le prove affrontate ha maggiore ragion d’essere e motivi per andare avanti rispetto all’inizio. Penso anche alla collaborazione fra le forze politiche di maggioranza che è cresciuta in questo anno e mezzo nelle Commissioni. Se ci sono state delle motivazioni che lo hanno fatto nascere, a maggior ragione ce ne sono ora per andare avanti».

La responsabilità per un politico... per l'appunto. Ma Renzi di responsabilità non sembra possederne. Da estimatore degli usi e costumi dell'America, per lui l'importante è trovare degli acronimi come CIAO per far vedere, come si dice dalle sue parti, quanto sia "ganzo" e furbo rispetto agli altri politici. Ma forse ganzo e furbo poteva sembrarlo fino a qualche anno fa. Adesso, specialmente nel momento attuale, queste trovate finiscono per essere noiose, patetiche, persino ridicole...  un ritratto perfetto di ciò che Renzi rappresenta oggi nella politica italiana.