Giovedì sera al Nizhny Novgorod Stadium è andato in scena il primo dramma sportivo di questi mondiali: la sconfitta dell'Argentina per 3-0 ad opera della Croazia.

Con questo risultato, la squadra sudamericana non è ancora fuori da Russia 2018, ma poco ci manca. Molto dipenderà dal risultato della partita tra Nigeria e Islanda.

Quello che però ha fatto ancor più male agli argentini è il modo in cui questo risultato è maturato. La nazionale della Croazia, nazione di soli 4 milioni di abitanti, quasi un quarto della popolazione che vive nella sola area urbana che fa capo a Buenos Aires, ha dato una lezione di calcio ad una delle squadre più titolate al mondo... almeno in teoria. Ma non va neppur dimenticato che anche la Croazia ha dei giocatori di primissimo livello che sono protagonisti nei più importanti club europei.

Ma non hanno Leo Messi. Già... il campione dei campioni, il giocatore più forte del mondo che, giovedì, non ha toccato palla o quasi. Lui, che nel momento del bisogno avrebbe dovuto essere il faro per i propri compagni, è finito per scomparire dal gioco trotterellando addirittura in zone del campo in cui non avrebbe dovuto neppure stare.

E così nei suoi confronti, in Patria, si è aperto un processo indicandolo tra i principali responsabili del disastro, anche se, comunque, dopo il Ct Sampaoli, capace per tutti i 90 minuti solo di agitarsi, disperarsi e urlare... senza trovare soluzioni concrete al disastro da lui causato. Infatti, non poteva certo non avere conseguenze il fatto che lui abbia deciso di escludere dalla formazione giocatori come Marcos Rojo, Lucas Biglia e Angel Di María che dell'Argentina hanno costituito finora l'asse portante.

Non solo. Anche la scelta del portiere, voluto da Sampaoli, si è rivelata disastrosa. Caballero, infatti, è stato l'artefice della prima rete della Croazia con un rinvio disastroso che si è trasformato in un assist per Ante Rebic che, con un bellissimo tiro al volo, ha portato in vantaggio la sua squadra. Le altre due reti sono state conseguenza del non gioco dell'Argentina che, quasi mai, ha dato segni di reazione.

Neppure uno come Mascherano, anche lui in campo, ha saputo risvegliare l'orgoglio di una squadra senz'anima che non ha neppure saputo sostituire la grinta al non gioco che non riusciva ad esprimere.

All'Argentina non rimane che sperare in un miracolo per passare il turno e non venire eliminata già nella fase delle qualificazioni. Ma se ciò dovesse avvenire dovrebbero poi accadere decine di altri miracoli per risvegliare e dar vita ad una squadra che è apparsa l'ombra di se stessa e ridonare idee e lucidità non solo ai giocatori ma soprattutto ad un tecnico che alla guida del Cile aveva fatto dei veri e propri miracoli.