La sentenza di una corte di appello statunitense ha aperto un varco alla possibilità di processare i vari membri del governo Bush per aver dato inizio alla cosiddeta guerra al terrore e per le modalità con cui questa è stata successivamente gestita. Sembrerebbe esserci una concreta possibilità che Bush, Rumsfeld, Cheney, Ashcroft e Wolfowitz vengano messi finalmente di fronte alle loro responsabilità, in merito alla guerra in Iraq ed in Afganistan, di cui gli Stati Uniti ed il mondo intero stanno ancora pagando le conseguenze. Tutto ha avuto inizio con il caso Turkmen contro Ashcroft, in cui il Center for Constitutional Rights ha accusato l'allora ministro della Giustizia, John Ashcroft, e l'allora capo della FBI, Robert Mueller, del mancato rispetto dei diritti civili, nei giorni immediatamente succcessivi all'11 settembre. In quel periodo, infatti, furono arrestati centinaia di Arabi, musulmani e persone di origine asiatica senza un valido motivo. Alcuni furono anche sottoposti a maltrattamenti e tenuti in celle di isolamento, un trattamento considerato dall'ONU come una forma di tortura. La ammissibilità della causa, inizialmente bloccata da un tribunale distrettuale, fu discussa, nel giugno scorso, davanti alla Corte d'Appello del Secondo Circuito, competente per lo stato di New York, che, al contrario, la ritenne ammissibile. La stessa corte l'11 dicembre scorso ha respinto un nuovo ricorso del governo, volto a tutelare i membri dell'amministrazione Bush. Finalmente, una buona notizia, per i molti che non sono mai riusciti a capacitarsi di come in un paese come gli Stati Uniti si possano mettere sotto accusa dei presidenti come Nixon e Clinton, per i casi Watergate e Levinsky, e vengano ignorate responsabilità ben più gravi come quelle di Bush, che ha iniziato una guerra sotto falsi presupposti, mentendo al popolo americano e causando la morte di migliaia di soldati.