Sono sette, tra cui due ragazzi di 12 e 14 anni, i palestinesi uccisi dal fuoco dei militari israeliani durante gli scontri che si sono verificati nella giornata di venerdì lungo il confine di Gaza.

Erano tutti giovani. Il più "vecchio" aveva 24 anni. Ma oltre alle vittime colpite dai proiettili di acciaio rivestiti di gomma, sono stati 506 i palestinesi feriti negli scontri.

Ad oggi, sono più di 193 i palestinesi uccisi e oltre 20mila quelli feriti dalle forze israeliane dallo scoppio della protesta della Grande Marcia del Ritorno, iniziata a Gaza lo scorso 30 marzo.

Così ha commentato la notizia Jamie McGoldrick, rappresentante delle Nazioni Unite per i territori palestinesi sotto occupazione:

«Sono profondamente addolorato per le notizie che sette palestinesi, tra cui due bambini, siano stati uccisi e centinaia di altri feriti, dalle forze israeliane durante le manifestazioni di ieri nella striscia di Gaza. Questo è il più alto numero di vittime in un solo giorno dal 14 maggio 2018, quando vennero uccisi 42 palestinesi.

Invito le forze israeliane a garantire che il loro uso della forza sia in linea con i loro obblighi, ai sensi del diritto internazionale. Tutti gli attori devono garantire che i bambini non siano mai oggetto di violenza e non siano messi a rischio di violenza, né incoraggiati a partecipare alla violenza.

Il crescente numero e la crescente natura delle manifestazioni nella Striscia di Gaza nelle ultime settimane riflettono la crescente frustrazione per il peggioramento delle condizioni di vita e la continua privazione dei diritti umani fondamentali.

Invito Israele, Hamas e tutti gli altri attori con la capacità di influenzare la situazione, ad agire ora per prevenire ulteriori peggioramenti e perdite di vite umane".


Questa, invece, la dichiarazione del portavoce di Hamas, Fawzi Barhoum, su quanto accaduto:

«L'uso da parte delle forze di occupazione israeliane di proiettili per disperdere le dimostrazioni di popolo pacifiche da parte dei palestinesi per la Grande Marcia del Ritorno che ha portato all'uccisione e al ferimento di civili palestinesi, riflette le azioni criminali di Israele contro i civili innocenti assediati nella Striscia di Gaza.

La forza occupante è stata incoraggiata a continuare nel portare avanti questi crimini dal silenzio della comunità internazionale e dalla responsabilità del presidente dell'Autorità palestinese Mahmoud Abbas per non aver supportato la Grande Marcia del Ritorno, per aver sottovalutato le violazioni israeliane contro Gaza e per averne minacciati i suoi abitanti.

Tutto ciò aumenterà la determinazione dei palestinesi nel continuare a manifestare in massa, a fino a quando il blocco a Gaza non sarà rimosso.»

Nelle corse settimane si era parlato di un accordo di cessate il fuoco tra Hamas e Israele con l'intermediazione dell'Egitto e dell'avvio di un processo che avrebbe dovuto portare ad una sorta di pacificazione tra le varie fazioni dei territori occupati palestinesi.

I fatti accaduti e la dichiarazione di Hamas dimostrano però che tali risultati siano da considerare alquanto "utopici".