Da uno studio pubblicato su Neurology il 14  gennaio 2020 da Sara Floud  emerge che tra il 1996 e il 2001 sono state  reclutate 1.136.846 donne del Regno Unito, di età media 56 anni e senza alcun segno di demenza. Di queste sono stati registrati alcuni dati tra i quali altezza, peso, apporto calorico e inattività. 

Lo stato clinico di queste persone è stato seguito fino al 2017 con l'apporto dei dati forniti dal Servizio sanitario nazionale, in modo da verificare eventuali ricoveri ospedalieri dovuti a casi di demenza. 

A tutto ciò va aggiunto che lo studio ha adottato il criterio in base al quale un BMI (indice di massa corporea) tra 20 e 25 è da considerarsi auspicabile, mentre un BMI pari a 30 o superiore è indice invece  di obesità.

A supporto della valutazione, va aggiunto anche che le donne che facevano esercizio fisico meno di una volta alla settimana sono state considerate inattive, mentre la dieta abituale delle donne è stata utilizzata per calcolarne l'apporto calorico.

Dalla ricerca è  emerso che le donne che erano obese hanno a lungo termine, un rischio maggiore di demenza del 21% rispetto alle donne con un BMI auspicabile.

L'obesità nella mezza età ha un collegamento con il rischio di demenza a distanza di 15 anni o più. L'obesità è un noto fattore di rischio per le malattie cerebrovascolare, che sono in grado di contribuire in maniera determinante all’insorgere della demenza senile.

Lo studio condotto su una popolazione femminile, non consente al momento di stabilire se la stessa cosa è valida anche per gli uomini (anche se probabilmente è possibile ritenere di sì, ndr).

Certamente con una popolazione Italiana che invecchia sempre di più e sta diventando "obesa" per cambiamenti spesso legati allo stile di vita, bisogna iniziare a fare attenzione e "prevenzione" fin da subito, partendo dall'infanzia.