Nel Super martedì delle primarie dem per le presidenziali Usa 2020, il vincitore è stato indubbiamente Joe Biden che, al di là del risultato definitivo degli scrutini, ha ottenuto la vittoria in un maggior numero di Stati rispetto a Bernie Sanders. 

Con l'appuntamento di martedì sono 18 gli Stati in cui finora si è votato e visto il risultato deludente degli altri sfidanti con maggiori possibilità di successo, Mike Bloomberg ed Elizabeth Warren, ormai la lotta tra i democratici per conquistare l'investitura di sfidante di Trump è una gara a due.

Infatti, nonostante le centinaia di milioni spesi in pubblicità, Bloomberg non ha ottenuto che poco più di una trentina di delegati (senza quelli della California), qualcosa in più della Warren. Difficile che la situazione in futuro possa cambiare.

I risultati, va ricordato, non sono comunque ancora definitivi e i numeri potranno cambiare dopo l'assegnazione degli oltre 400 delegati della California. Comunque, che Bloomberg e Warren decidano o meno di ritirarsi poco importa, visto che gli elettori del Partito democratico hanno ormai deciso su chi puntare.

Dopo aver ottenuto dei pessimi risultati nei primi tre Stati dove si sono tenute le primarie, la candidatura di Biden ha preso slancio in Carolina del Sud. Biden, dopo il 3 marzo, sarà pertanto il candidato che sfiderà Trump? 

I giochi sono ancora aperti. I vertici del partito democratico hanno scelto Biden come candidato di bandiera e faranno di tutto per supportarlo. Una scelta dovuta, più che alle sue possibilità di vittoria, al fatto che Biden è un candidato dell'apparato che non modificherebbe certo l'attuale status quo americano, basato sulle contraddizioni dell'iperliberismo e non certo su diritti ed eguaglianza.

I delegati che Biden ha conquistato sono in massima parte il risultato di una logica che può, seppure in maniera grezza, essere riassunta in questi termini: Biden era il vicepresidente di un presidente nero, quindi i neri d'America devono votare per lui. 

Questo è quello che i membri del Congresso che rappresentano gli Stati del Sud hanno detto ai loro elettori in maggioranza afroamericani. Questi hanno risposto all'appello come soldati (vedi l'Alabama) e Biden ha portato a casa un ottimo risultato. Il problema per Biden, però, è che dopo Mississipi e Georgia, il voto dei neri sarà meno determinante.

Non solo, d'ora in poi Biden non potrà aggrapparsi solo al fatto di essere stato il vice di Obama e dovrà scontrarsi con Sanders sui contenuti, su argomenti concreti... e quello non è certo il suo punto di forza. Inoltre, se il voto dei neri è stato finora determinante per Biden, in futuro potrà esserlo per Sanders quello degli ispanici.

Complessivamente, Biden è adesso attestato sui 400 delegati, mentre quelli di Sanders sono circa 90 in meno. Ma mancano i voti della California...

In ogni caso, fino a luglio, in casa dem sarà una corsa a due tra Biden e Sanders, con quest'ultimo che, oltre che contro il suo avversario, dovrà lottare anche contro il suo partito.


A conclusione, una nota di colore che non guasta mai, rappresentata dal prevedibile e immancabile commento di un Matteo Renzi in piena confusione mentale, ben oltre quella di fantozziana memoria, che ha descritto così il risultato parziale delle primarie dem del 3 marzo: 

Quindi, secondo il "socialista" Renzi, chi, come Sanders, promette istruzione e sanità pubblica secondo lui sarebbe un'estremista! Quei tre gatti che nei sondaggi per le politiche in Italia dicono che voterebbero per Italia Viva sono avvertiti: con Renzi potranno curarsi e far studiare i loro figli solo se avranno i soldi per farlo!