È assurdo che nel 2018 i limiti di reddito per benefici fiscali siano sempre quelli calcolati in base al costo della vita di 25 anni fa.
Anche se nel 1993 fossero stati correttamente calcolati, nel 2018 non possono che risultare inadeguati perché il valore reale non corrisponde più alla capacità contributiva di allora. Anche se si vogliono maggiori entrate è assurdo non aggiornare i parametri limitandosi ad aspettare che l'inflazione faccia il suo corso e che la gente diventando in realtà più povera finisca col diventare nominalmente più ricca, superi i limiti e non abbia più diritto alle agevolazioni. È una trappola, un modo subdolo e vigliacco di affrontare il problema.
La regola è stata "non facciamo niente e tutti quelli con agevolazioni per basso reddito avranno fra 5, 25 o 50 anni il reddito nominale che supererà il limite mentre il reddito reale diminuirà: saranno più poveri ma più tassati".
Se sapendosi più poveri non si accorgeranno di essere diventati ricchi per il fisco e non più esenti, saranno anche considerati evasori "furbetti" e sanzionati.
Per rispetto verso i contribuenti sarebbe meglio dire esplicitamente che si abbassano i limiti (reali) perché i costi aumentano e da tutto il mondo arrivano persone da assistere e curare gratuitamente e che non pagano nemmeno imposte e tasse.