In seguito alla violenta aggressione organizzata a Casal Bruciato da CasaPound contro una famiglia rom, perché assegnataria da parte del Comune di una casa popolare, l'8 maggio Roberto Saviano aveva pubblicato il seguente tweet:

«Parole ambigue dal #MinistroDellaMalaVita [Matteo Salvini] su #CasalBruciato per non indispettire i cani feroci di #CasaPound che minacciano donne e bambini. E la @poliziadistato, che sequestra striscioni e telefonini, ridotta a servizio d'ordine per la campagna elettorale di un partito. Che pena».

Una dichiarazione che non è piaciuta alla Polizia, a partire dai suoi vertici, tanto che al tweet di Saviano ha risposto con un tweet dal proprio account ufficiale in questi termini:

«Si tratta di accuse ingiuste e ingenerose, noi siamo la polizia di Stato, non una polizia privata al servizio di questo o quel ministro».

Una risposta inusuale, ma non dal sen fuggita per istinto e senza meditarci su da chi gestisce l'account della polizia. Infatti, come ha spiegato successivamente in un'intervista al Corriere il capo della polizia di Stato, Franco Gabrielli, quel tweet è stato sollecitato e autorizzato per ricordare a Saviano che le sue sono «accuse ingiuste e ingenerose. Noi - ha aggiunto Gabrielli - siamo la polizia di Stato, non una polizia privata al servizio di questo o quel ministro».

Se il capo della polizia ha dichiarato questo, è doveroso credergli.

Per di più, a supporto della tesi di Gabrielli va aggiunto che qualche giorno fa la Procura di Roma ha indagato 24 persone appartenenti a CasaPound e Forza Nuova, proprio in relazione ai fatti di Casal Bruciato. Di certo, la Procura non avrebbe potuto agire se le forze dell'ordine, polizia compresa, non si fossero attivate per identificare gli autori dei reati (ipotizzati) di istigazione all'odio razziale, violenza privata, minacce, adunata sediziosa, apologia di fascismo.

Tutto ben, dunque? Fino ad un certo punto.

Il 13 maggio, Forza Nuova aveva annunciato un "presidio" alla Sapienza per impedire all'ex sindaco di Riace di partecipare ad un evento cui era stato invitato per parlare della sua esperienza di sostegno ai migranti, per la quale è stato indagato e pure arrestato.

Una persona, probabilmente uno studente, passando davanti al fondatore di Forza Nuova, Roberto Fiore, gli ha rivolto delle parole critiche, ma non offensive. Un attimo dopo, quella persona veniva aggredita da un militante di Forza Nuova e veniva colpita violentemente, a mano aperta, sulla testa, in prossimità dell'orecchio. Un colpo talmente forte, tanto da far diventare di color porpora la zona interessata.

Due funzionari di polizia intervengono all'istante e che cosa fanno? Invece di arrestare l'energumeno fascista chiedono nome e documenti alla persona colpita.

Successivamente, il presidio di Forza Nuova si mette in marcia verso la facoltà di Lettere della Sapienza, scortato dalla polizia. Ma se Forza Nuova aveva l'autorizzazione per un presidio, perché i poliziotti presenti hanno permesso a quei militanti di fare un corteo? Non solo. Quelle persone tenevano tra le mani, avvolte dentro bandiere italiane, presumibilmente delle mazze e mentre sfilavano urlavano slogan e minacce di chiaro stampo fascista.

Riassumendo, il 13 maggio a Roma, la polizia non ha arrestato l'autore di un aggressione da parte di un fascista nei confronti di un cittadino inerme ed ha poi scortato un gruppo di manifestanti che sfilavano senza autorizzazione, inneggiando al fascismo.


Sicuramente, per non creare problemi di ordine pubblico, la polizia in quell'occasione ha ritenuto opportuno non intervenire e non effettuare identificazioni e fermi nei confronti dei militanti fascisti.

Però, adesso, ci attendiamo che nel frattempo stia fornendo alla Procura gli elementi necessari per indagare i fascisti che hanno sfilato il 13 maggio, dato che, come ha detto Gabrielli, la polizia di Stato non è una polizia privata al servizio di questo o quel ministro... e sicuramente non di questo o quel partito, in special modo fascista.