Si è svolta in Austria la riunione informale dei ministri della difesa dell'UE. Il principale tema su cui si è discusso riguarda l'operazione Sophia - avviata nella primavera del 2015 con lo scopo di individuare, catturare e distruggere navi ed attrezzature utilizzate o sospettate di essere utilizzate da contrabbandieri e trafficanti di migranti, oltre alla possibilità di effettuare operazioni di ricerca e soccorso - e la questione, collegata, delle regole degli sbarchi.


Queste le dichiarazioni sull'argomento rilasciate dall'Alto rappresentante dell'Unione per gli Affari esteri e la politica di sicurezza e vicepresidente della Commissione, l'italiana Federica Mogherini.

«La questione della solidarietà - ha detto la Mogherini - non è nuova. Il Consiglio europeo di giugno non solo ha discusso la questione della solidarietà interna, ma anche di come condividere la gestione dei flussi migratori che non è un problema di un singolo paese, ma si tratta di una questione europea. Ecco perché abbiamo un'operazione dell'Unione europea in mare. Ed è per questo che credo che, anche se si tratta di una discussione molto difficile, sarebbe opportuno che gli Stati membri ritenessero di assumersi maggiori responsabilità al riguardo. Ma è una discussione difficile e vedrò con i Ministri quanto spazio politico dobbiamo andare avanti.

Da sottolineare un aspetto non secondario della missione Sophia - ha ricordato la Mogherini. - Eventuali operazioni di ricerca e salvataggio non costituiscono l'obbiettivo principale dell'operazione Sophia, che si occupa dello smantellamento delle reti dei trafficanti.

Ma, ovviamente, come per qualsiasi nave in mare, se c'è un'operazione di ricerca e salvataggio da eseguire, che si tratti della barca di un pescatore o di una nave militare, è necessario farlo. Quindi c'è bisogno di fare chiarezza sulle regole. Abbiamo bisogno di sapere in anticipo come comportarci in mare. Ciò riguarda i ministri della Difesa ed è loro responsabilità dare un orientamento a un'operazione militare dell'UE.

Altra questione quella della solidarietà o della condivisione della responsabilità per coloro che devono essere sbarcati. Questo non è un problema che possa riguardare i ministri della difesa o i ministri degli affari esteri. Questo è, in effetti, un problema di cui si devono occupare i ministri degli interni o i capi di Stato e di governo. E questo problema è stato inizialmente affrontato nel Consiglio europeo di giugno.

Le due questioni sono interconnesse e non possiamo assolutamente permetterci di lasciare un'operazione militare dell'UE senza fare chiarezza sulle regole che deve seguire. Dobbiamo affrontare questi due aspetti paralleli con coerenza e responsabilità.

Quello che vorrei evitare è un rimpallo delle responsabilità. Anche perché l'operazione è attiva. Tutti gli Stati membri, nemmeno uno escluso, hanno sottolineato che l'operazione deve continuare. Questo è vitale. Quindi, dobbiamo fare chiarezza e dare indicazioni certe alle nostre strutture militari su come svolgere tutti gli aspetti relativi all'operazione.

In parallelo, c'è l'altro punto che non può essere affrontato dai ministri della Difesa, non è il loro lavoro. I due problemi sono interconnessi. Cercheremo di trovare un modo e vedrò che tipo di spazio dobbiamo trovare una soluzione. L'importante è che riusciamo a mantenere l'operazione in corso, perché voglio ricordare a tutti come era la situazione prima che Sophia fosse avviata. È stato un risultato notevole per tutta l'Unione europea. Penso che il risultato in termini di lotta contro il traffico e il contrabbando, la riduzione del numero di arrivi e anche il salvataggio di vite umane - fattore non irrilevante - è stato ovvio. Penso che questo sia il punto di partenza. Tutti gli Stati membri condividono l'opinione secondo cui l'operazione deve continuare. Dobbiamo vedere come farlo.»



La posizione del Governo italiano espresse nella riunione, rappresentato dal ministro della Difesa Elisabetta Trenta, sono riassunte in un comunicato diramato dal ministero.

«Per certi versi Sophia dimostra che l'Europa sa essere un security provider, ma penso che su Sophia si giochi l'immagine dell'Europa - ha detto il Ministro Trenta nel suo discorso alla riunione di Vienna in cui ha chiesto condivisione degli oneri ed ha illustrato la proposta italiana per le modifiche delle regole della missione. -

Siamo aperti a tutti i suggerimenti, che riflettano il concetto secondo cui l'Europa è pronta a rispondere alle sfide che la riguardano. La nostra proposta mira ad introdurre una rotazione dei porti di sbarco e una unità di coordinamento che assegni il porto al Paese competente. L'auspicio è che oggi venga aperto un dibattito su questo fronte, noi siamo qui per questo.»

Nel suo intervento il ministro Trenta ha sottolineato anche la necessità di una condivisione degli oneri tra i paesi membri: «Se tutti traggono beneficio dalla missione EUNAVFORMED Sophia è naturale che anche gli oneri vengano condivisi equamente.
Sin dall'avvio il nostro Paese ne sopporta invece gli oneri maggiori, ad iniziare da quello per cui tutte le persone salvate in mare vengono sbarcate in Italia e non vi è alcun meccanismo di redistribuzione degli stessi tra Stati Membri.»

Per il ministro Trenta ed il nostro Governo, il nodo principale che deve essere sciolto per dare il via libera al proseguimento della missione Sophia è che, per i salvataggi effettuati in mare dalle navi militari dei Paesi Ue, il porto di sbarco non debba essere più quello italiano.

A tale scopo, la Trenta ha chiesto di introdurre il principio di rotazione dei porti, principio connesso ovviamente alla successiva ripartizione dei migranti tra i Paesi membri.

Un meccanismo da attuare per ogni evento SAR, a prescindere dalla zona geografica in cui avvenga il soccorso.