Dato e non concesso che domenica Di Maio e Salvini salgano al Colle per illustrare al presidente Mattarella il progetto del governo gialloverde (NdR: le cronache di queste ore indicherebbero più veritiero parlare di esecutivo verdegiallo), dato e non concesso che riescano a convincere il Capo dello Stato, superando ogni suo paletto su conti pubblici ed Europa, sono curioso di vedere quale impatto avrà  la nascita del nuovo governo sui sondaggi da lunedì in poi.

Già negli ultimi giorni, infatti, secondo i sondaggisti il mutare delle vicende postelettorali starebbe già provocando fibrillazione ed inquietudine nel bacino elettorale di diversi partiti, confermando alcuni dati ed invertendone altri.

Anche se per deformazione professionale credo più verosimili le analisi tendenziali che non quelle dei numeri, sono portato a prendere in considerazione i sondaggi solo quando da più istituti sono evidenziati trend molto simili.

Così, che alcune forze politiche, ad esempio, dopo il 4 marzo stiano subendo la progressiva erosione dei loro consensi elettorali è una evidenza oramai consolidata della quale i responsabili politici dovrebbero tener conto.

È il caso di “Forza Italia”, di “Liberi e Uguali”, e di tutte le formazioni minori da “+Europa” a “Noi con l’Italia-UDC”.

Al tempo stesso i rilevamenti concordano nell’attribuire alla “Lega” un graduale e sensibile incremento dei consensi che la identificherebbe, oggi, dopo il sorpasso sul PD come seconda forza politica del Paese.

Ci sono, poi, partiti i cui trend, al netto di impercettibili e non significative variazioni, sembrerebbero essere restate ferme al palo del 4 marzo.

È il caso del “Movimento 5 Stelle” e del “Partito Democratico”.

Naturalmente sulle analisi tendenziali incidono le contingenze, politiche e non, che attraversano la vita di ogni forza politica e che, comunque, contribuiscono alla migrazione degli elettori.

Tra queste contingenze, ad esempio, c’è il livello di fiducia riscosso da ogni leader in termini di affidabilità, competenza, aderenza al mandato ricevuto, coerenza, trasparenza, efficacia oratoria, etc.

Per questo credo sia sempre interessante ed efficace tentare di correlare in che misura la fiducia nel leader influenzi il trend.

Per esempio, nella ascesa tendenziale dei consensi, attribuita da settimane alla “Lega”, di certo influisce la crescente fiducia di cui è accreditato Matteo Salvini che i sondaggi indicano come il leader politico che oggi riscuote la maggiore fiducia tra i leader di tutti i partiti.

Mentre invece, nel caso del “Movimento cinque Stelle” e del “Partito Democratico”, i cui trend come si è detto sono rimasti fermi al palo del 4 marzo, i sondaggisti vanno rilevando da settimane un vistoso calo di fiducia nei confronti di entrambi i leader, Luigi Di Maio e Matteo Renzi.

Così come ai minimi storici della fiducia si trovano Berlusconi e Grasso, in linea con la flessione dei consensi per “Forza Italia” e “Liberi e Uguali”.

Se il progetto del governo gialloverde, come si è detto in premessa, dovesse superare le forche caudine del Capo dello Stato, è prevedibile che i sondaggisti  registreranno nelle prossime settimane significative variazioni nella evoluzione o involuzione tendenziale sia delle due forze politiche impegnate nel governo, M5S e Lega, sia della fiducia nei loro leader.