Facendo fede alla coerenza con cui Renzi e il Partito Democratico hanno governato questa legislatura, dove tutto ciò che è stato fatto è sempre stato l'opposto rispetto a quanto promesso, anche per la legge elettorale, nell'ultima revisione definita Rosatellum bis, così è avvenuto.

Pertanto, dopo che PD e Forza Italia hanno concordato nelle Commissioni ciò che per loro sarebbe convenuto di più per garantirsi seggi ed assegnarli ai fedelissimi, hanno scritto un testo che non poteva e non doveva passare in aula per non rischiare modifiche ad equilibri certosini faticosamente raggiunti. Per questo, sulla legge elettorale alla Camera, dove il PD da solo ha praticamente la maggioranza dei seggi, è stata posta la fiducia con indignazione e proteste di 5 Stelle e sinistre... quelle vere o supposte tali.

Così, per dire no a quello che in molti definiscono come nuovo patto di potere tra Renzi e Berlusconi per dar vita ad un altro parlamento di nominati, chi si oppone a questa legge elettorale e al modo in cui verrà approvata, ha organizzato manifestazioni in piazza a Roma, ma anche in altre città italiane.

Ma, a parte le modalità di approvazione, cerchiamo di capire come sarà questa nuova legge elettorale, sperando di riuscirci!

Il Rosatellum 2.0 è un sistema elettorale misto, in parte maggioritario e in parte proporzionale. Per l'Italia non sarebbe una novità visto che è stato usato dal 1994 fino al 2001. Era il cosiddetto Mattarellum che però era un sistema che aveva una quota maggioritaria del 75%.

Il Rosatellum, invece, ha una quota maggioritaria del 36%, con il resto dei parlamentari - la maggioranza - che sarà eletta con il sistema proporzionale.

Il nostro Paese ha già conosciuto un sistema di questa natura, il cosiddetto Mattarellum (ne fu relatore l’attuale presidente della Repubblica), con cui si è votato nel 1994, nel 1996 e nel 2001. Ma rispetto ad allora c’è una differenza fondamentale: in quella legge, infatti, la quota maggioritaria era largamente prevalente (il 75%), mentre in quella odierna è di poco superiore ad un terzo (il 36%) e dunque il carattere dominante del sistema è proporzionale.

Nella nuova legge ci saranno alla Camera 231 collegi uninominali (più quello della Valle d’Aosta) e 109 al Senato (più quello della Valle d’Aosta e i 6 in Trentino-Alto Adige). In tali collegi il seggio viene conquistato dal candidato che ottiene più voti, in base alla logica del maggioritario.

Il Rosatellum, inoltre, prevede che le forze politiche possano anche presentarsi con delle coalizioni.

I restanti seggi, che corrispondono quasi ai due terzi del totale, vengono assegnati tramite un sistema proporzionale (che al Senato è su base regionale). Per accedere all'attribuzione dei seggi, i partiti che si presentano da soli devono comunque raggiungere il 3% delle preferenze, mentre la soglia minima per le coalizioni è il 10%. Nel caso in cui in una coalizione sia presente un partito che non raggiunga almeno l'1%, tale partito viene escluso dalla riparftizione dei voti.

Il voto sarà espresso in un’unica scheda elettorale dove son rappresentati i nomi dei candidati nel collegio uninominale con a fianco il simbolo (nel caso di singolo partito) o i simboli (nel caso di coalizioni) che li sostengono. Insieme ai contrassegni sono scritti anche i nomi dei candidati, da due a quattro, che concorrono nel proporzionale.

I candidati uninominali che ottengono il maggior numero di voti in un collegio sono eletti direttamente. Quelli che invece sono eletti nel proporzionale sono eletti in base all’ordine di presentazione, partendo dal capolista!

È previsto un voto disgiunto tra candidato e partito, tra uninominale e proporzianale? No. L’elettore esprime un unico voto. Pertanto, se l'elettore mette una croce sul candidato uninominale, il voto vale anche per il singolo partito, mentre, in caso di coalizioni, il voto vale per le liste collegate (pro quota tra di loro in proporzione ai voti di ciascuna lista).

Se invece l'elettore vota soltanto una lista, il voto vale anche per il candidato uninominale collegato.

Uno stesso candidato, tanto per essere certi che i ras di partito non corrano il rischio di rimanere senza uno stipendio, può concorrere in cinque diverse liste proporzionali ed in un collegio uninominale.

Per assicurare alle donne la possibilità di essere elette in numero congruo rispetto ai colleghi uomini, la cosiddetta rappresentanza di genere, i candidati liste devono essere collocati in lista secondo un ordine alternato tra uomini e donne e nessun genere potrà essere capolista per una quota superiore al 60%. Lo stesso vale per i collegi uninominali a livello nazionale.

I parlamentari eletti nelle circoscrizioni estere restano 12 alla Camera e 6 al Senato.

Secondo Matteo Richetti, responsabile della comunicazione del Partito Democratico: «Con la nuova legge elettorale eviteremo la situazione attuale, cioè due leggi diverse tra Camera e Senato e sicura ingovernabilità dell’Italia. In più facciamo un passo in avanti, riavvicinando elettori ed eletti: i candidati saranno scelti sui territori e la campagna elettorale sarà fatta faccia a faccia, nei collegi, parlando di cose concrete e permettendo ai cittadini di scegliere la proposta migliore.»

Da quali caratteristiche della nuova legge elettorale Matteo Richetti abbia tratto la suia valutazione è impossibile capirlo.

Enrico Rossi, di Mdp, dà invece un'altra lettura del Rosatellum bis: «Una politica debole si fa arrogante e umilia la democrazia. Lo strappo sulla legge elettorale è escluso dall’art. 72 della Costituzione: “La procedura normale di esame e di approvazione diretta da parte della Camera è sempre adottata per i disegni di legge in materia costituzionale ed elettorale”. Non solo avremo un Parlamento di nominati ma una legge, ancora una volta, a rischio di incostituzionalità.»