Un altro tema rilevante connesso all’idea dell’essenza del cristianesimo in Sopoćko è l’Eucaristia “sgorgata sempre dal Sacro Cuore di Gesù”, il secondo grande sacramento che, insieme al Battesimo, costituisce la Chiesa di Cristo. L’Eucaristia, che dal greco significa “rendimento di grazie”, istituita da Gesù nell’ultima Cena, diventa il centro della vita della Chiesa (cf. CCC 1343). Si tratta del sacrificio di lode e di ringraziamento, in cui Cristo è presente come sacerdote e come vittima. L’Eucaristia insieme alla Parola di Dio rende presente la Nuova Alleanza (cf. 1Cor 11,25; Lc 22,20), realizzatasi con la morte e risurrezione di Cristo, riconcilia gli uomini con Dio e anticipa il compimento del Regno divino (cf. CCC 1343). Il teologo polacco dice precisamente che: «l’Eucaristia è l’unico sacramento di salvezza, sacramento della misericordia di Dio realizzato mediante la croce di Cristo, sacrificio di lode e il rendimento di grazie al Padre»[1]. 

Sottolineiamo che il “sacramento della misericordia”, e cioè l’Eucaristia contiene veramente, realmente, sostanzialmente il Corpo e il Sangue di Gesù Cristo, con l’anima e la divinità e, quindi, il Cristo tutto intero (cf. Concilio di Trento, DS 1651; FCC 9.149). «Tale presenza “reale” avviene, non per esclusione, quasi che le altre non siano “reali”, ma per antonomasia, perché è sostanziale, e in forza di essa, Cristo, Dio e uomo, tutto intero si fa presente» (CCC 1374). In una lettera spirituale di Sopoćko possiamo leggere un’osservazione profonda di alcuni passaggi di Gesù, dalla grotta di Betlemme alla croce, fino alla presenza costante e viva nel Santissimo Sacramento:

«La mangiatoia aveva almeno la figura del bambino, sulla croce aveva conservato la forma umana, nell’Eucarestia non c’è nulla dell’uomo, tanto meno di Dio. Gli occhi sono nascosti nello splendore delle stesse dimensioni, che hanno abbagliato il raggio di Mosè sul monte Sinai, e i discepoli sul monte Tabor. Questa particola consacrata è una piccola molecola che contiene un Dio infinito, che i cieli non possono comprendere. Una grande umiliazione in cui molte anime pie (tra le altre, suor Faustina Kowalska) hanno visto legioni di angeli per l’adorazione del Santissimo Sacramento. Il nostro dovere verso il Santissimo Sacramento è una frequente e degna comunione, che ha un impatto positivo sull’anima e sul corpo contemporaneamente. La Santa Comunione ci connette intimamente con il Signore Gesù, così che Dio vive in noi, e noi in lui, in modo da diventare una sola carne e un solo sangue con lui. Colui che prende la comunione con dignità, è come un altro Cristo, non che Gesù Cristo si sia trasformato in noi, ma noi ci siamo trasformati in lui»[2].  

Dal testo si desume che per il Nostro il Santissimo Sacramento è il dono incessante, che dura a qualsiasi ora del giorno e della notte, fino alla fine del mondo. Appunto, in un’altra lettera, continua a dire: 

 «Oh, quale tristezza ci sarebbe stata senza il Santissimo Sacramento! Nelle Chiese niente avrebbe parlato al nostro cuore - come si vede nelle chiese protestanti. Il mondo sarebbe stato un esilio senza la consolazione nelle sofferenze, senza la luce nelle tenebre e senza consiglio nei dubbi.  Il Santissimo Sacramento, invece, cambia tutto in gioia: le chiese diventano il paradiso, ove si può pregustare la patria ed ove si può inneggiare con il salmista: Quanto sono amabili le tue dimore, Signore degli eserciti! Il mio cuore e la mia carne esultano nel Dio vivente (Sal 84, 2-3). Come siamo felici malgrado le calamità dell’ambiente. Come siamo sicuri, nonostante i pericoli. Come siamo ricchi, anche se la miseria ci circonda! Come siamo forti, malgrado l’enormità dei nemici! Come siamo gioiosi, a dispetto del fiume di lacrime! Come sono straordinarie la gloria e la grandezza in noi, nonostante l’umiliazione  e il disprezzo. Dio ci rende onore, scendendo dalla dimora della sua gloria per poterci visitare ed esserci compagno nel nostro pellegrinaggio. Per sua misericordia, ogni giorno si ripetono la discesa e la visita sua in tutti i templi: anche adesso, in vari posti. Egli si fa quasi prigioniero solitario perché possiamo avere facile accesso a Lui, perché Egli possa ascoltare le nostre richieste. Quale gloria è per noi!»[3] 

La scoperta sorprendente è che Sopoćko trova un’ispirazione maggiore per la riflessione sull’Eucaristia nel testo del Concilio di Trento, dove possiamo leggere: 

 «Il Signore, avendo amato i suoi, li amò sino alla fine. Sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, mentre cenavano, lavò loro i piedi e diede loro il comandamento dell’amore. Per lasciare loro un pegno di quest’amore, per non allontanarsi mai dai suoi e renderli partecipi della sua Pasqua, istituì l’Eucaristia come memoriale della sua morte e della sua risurrezione, e comandò ai suoi apostoli di celebrarla fino al suo ritorno, costituendoli in quel momento sacerdoti della Nuova Alleanza»[4].

 Da questa citazione si nota che il primo passo “dell’ora di Gesù” riguarda l’istituzione dell’Eucaristia come sacramento, in precedenza confermato con il gesto di carità e con la consegna del comandamento d’amore. 

sac. dott. Gregorio Lydek - ks. prof. dr Grzegorz Lydek



[1] M. Sopoćko, Eucharystia. Sakrament miłości i miłosierdzia [L’eucaristia. Il sacramento dell’amore e misericordia], św. Pawła, Częstochowa 2005, pp. 4-10.
[2] M. Sopoćko, Dar Miłosierdzia. Listy ks. Michała Sopoćki, p. 50.
[3] M. Sopoćko, Gesù confido in Te, p. 9.
[4] Concilio di Trento, DS 1740; FCC 9, p. 172; in M. Sopoćko, Dar Miłosierdzia. Listy z Czarnego Boru, p. 49.