Un altro tema rilevante, che Sopoćko sviluppa all’ambito della spiritualità, è la fiducia, come risposta indispensabile da parte di ogni cristiano alla misericordia di Dio. La fiducia totale in Dio è fondamentale nell’esistenza umana e nella vita spirituale. Analizzando le opere del Nostro, notiamo chiaramente che per fiducia egli intende l’orientamento, il fondamento solido e “il perno della vita spirituale”[1]. Secondo la sua opinione, la fiducia permette a un cristiano di aprirsi all’azione divina e decidere di collaborare con la grazia per mettersi in cammino verso la santità. È opportuno, però, trovare nella fiducia «il fattore decisivo per ottenere la misericordia»[2]. Essa ha un ruolo privilegiato nella vita interiore come nessun’altra virtù. In una lettera indirizzata alle religiose, leggiamo che il concetto di fiducia si fonda sulle parole di Gesù, quando dice:  «Senza di me non potete far nulla e per altro verso: abbiate fiducia, io ho vinto il mondo! (Gv 5,15). Abbi fiducia, figlio, i tuoi peccati sono perdonati (Mt 9, 2). Abbi fiducia e vedrai la gloria di Dio (Gv 11,14). Perché hai dubitato, uomo di poca fede (Mt 13,31). Non abbiate paura, io sono con voi (Mt 28,20), ecc. Perciò prima di tutto dobbiamo consolidare la nostra fiducia riguardo al passato, al presente ed al futuro, perché solo così scopriremo il perno della nostra vita interiore, solo così ci troveremo su un terreno solido nel nostro lavoro educativo con noi stessi e in futuro con le altre anime, solo cosi potremo offrire in olocausto noi stessi con i voti, donandoci senza nessuna riserva al Signore Dio e al suo servizio esclusivo»[3]. 

Dal brano appena citato, si desume che Dio vincendo il mondo, viene sempre in aiuto all’uomo fiducioso. L’uomo, purtroppo, facilmente perde la speranza e si lascia prendere dai dubbi, dalle paure e dall’incredulità. Il primo compito dell’uomo, dice Sopoćko, è consolidare la fiducia in Dio misericordioso riguardo al passato, al presente ed al futuro. La fiducia non costituisce una virtù distinta, ma è una condizione necessaria della virtù della speranza. Siccome essa deriva dalla fede, moltiplica la speranza e l’amore, e, a parte questo, in un modo o nell’altro si collega con le virtù morali, perciò può essere definita la base sulla quale le virtù teologali si collegano con quelle morali[4]. Infatti, in un’opera del teologo polacco, troviamo la seguente definizione: «Le virtù morali da naturali si trasformano in soprannaturali se sono da noi praticate confidando nell’aiuto di Dio. La fiducia naturale - nel senso di aspettarsi l’aiuto umano - è una grande leva nella vita di ogni uomo. Ma aspettarsi l’aiuto degli uomini spesso porta delusione. Invece chi confida in Dio, non sarà mai deluso. La grazia circonda chi confida nel Signore» (Sal 31,10)[5]. 

Dal testo appena riportato si evince esplicitamente che esiste una netta distinzione tra la fiducia “naturale” e “soprannaturale”. La “fiducia naturale” è nient’altro che “aspettarsi l’aiuto da parte del prossimo”[6]. La “fiducia soprannaturale” invece, suscita nell’uomo la certezza nel trovar aiuto e rifugio sicuro in Dio.  Per dimostrare come bisogna mantenere la fiducia in Dio, Sopoćko utilizza molte volte l’episodio della tempesta sedata sul mare, quando Cristo dice: «non abbiate paura» (Mt 28,20). Esattamente, le parole del Signore sono parole “pure”, sono “argento raffinato” in un crogiuolo di terra, purificato sette volte (cf. Sal 12, 6). Ogni uomo dovrebbe avere la totale fiducia in Dio misericordioso che non delude mai nessuno, ma è pronto a soccorrere nel bisogno e a salvare dai pericoli tutti  i suoi figli. Per questo, il Nostro ha trovato nella figura di Abramo un modello significativo della “fiducia soprannaturale”, che orienta gli uomini verso l’aiuto dall’alto. Effettivamente Abramo, pur ritenendosi sempre un uomo indegno, immeritevole e soprattutto imperfetto, ha mantenuto la fiducia nell’aiuto dall’alto. Senza esitare a parlare direttamente con Dio, senza eccessiva confidenza, senza chiedere nemmeno di risparmiare Sodoma dall’ira di Dio, Abramo mantiene la fiducia in Dio e nell’aiuto dall’alto, animato dalla eterna misericordia[7]. 

Tutte le persone anche più disperate, sofferenti, povere, emarginate, dimenticate, ecc., hanno diritto di ricorrere all’aiuto promesso da Dio stesso. Egli l’ha mantenuta, la mantiene e continuerà a mantenerla, finche durerà il “tempo della misericordia”, e cioè   il tempo della Chiesa[8]. L’aiuto da parte degli uomini, invece, a chi si trova nella situazione del bisogno, molte volte porta tanta delusione. Le promesse umane non sempre vengono mantenute, piuttosto sono incerte e purtroppo traditrici. Le promesse divine, invece, non deludono mai. Infatti, anche il Salmista, richiamandosi all’esperienza personale, ne ha data piena conferma, scrivendo: «Ma io confido in te, o Signore; io ho detto: Tu sei il mio Dio» (Sal 31,14).  «Molte sono le calamità per l’empio, ma chi confida nel Signore di misericordia egli lo circonda» (Sal 32,10).   

sac. prof. Gregorio Lydek - ks. prof. Grzegorz Lydek

 
[1] Cf. M. Sopoćko, Na Tydzień Wstrzemięźliwości. Szkic kazania o abstynencji [La settimana dell’astinenza], in “Nowa Biblioteka Kaznodziejska” 50(1936), p. 9: Jezus Król Miłosierdzia, p. 48; Jezu ufam Tobie, p. 55.
[2] M. Sopoćko, Miłosierdzie Jego na wieki, p. 63.
[3] M. Sopoćko, Tutto è compiuto, p. 4. 
[4] Cf. M. Sopoćko, Miłosierdzie Jego na wieki, pp. 64-65.
[5] M. Sopoćko, Miłosierdzie Boga w dziełach Jego, vol. III, p. 189.
[6] Cf. ibidem.
[7] Cf. M. Sopoćko, Miłosierdzie Boga w dziełach Jego, vol. II, pp. 8-11.
[8] M. Sopoćko, Jezu ufam Tobie, pp. 56-57.