Dopo aver annunciato a sorpresa l'immediata imposizione di nuovi dazi doganali con aumenti fino al 25% a Messico e Canada, Trump ha altrettanto repentinamente fatto retromarcia "concedendo" alle due nazioni una pausa di 30 giorni in cambio di un maggiore impegno nella gestione delle frontiere e nella lotta alla criminalità organizzata. Il ganassa a stelle strisce non è però escluso che sia stato costretto a rivedere le sue decisioni dopo che qualcuno gli ha fatto capire che analoghi provvedimenti annunciati come ritorsione da Trudeau e Sheinbaum avrebbero impattato pesantemente anche su alcuni settori produttivi degli Stati Uniti, specialmente in aree dove i suoi sostenitori sono la maggioranza,
Trump, in attesa di parlare con il presidente Xi Jinping, ha però confermato l'aumento dei dazi alla Cina con Pechino che, dal canto suo, ha introdotto aumenti mirati su alcune importazioni, minacciando al tempo stesso alcune importanti aziende statunitensi, tra cui Google, in merito a possibili sanzioni. Questa risposta limitata evidenzia il tentativo della leadership cinese di mantenere aperto il dialogo con Washington nel tentativo di scongiurare una vera e propria guerra commerciale tra le due principali economie mondiali.
Secondo Capital Economics, società di ricerca con sede nel Regno Unito, i dazi aggiuntivi della Cina interesseranno circa 20 miliardi di dollari di importazioni statunitensi. Un valore modesto rispetto ai 450 miliardi di beni cinesi colpiti dai dazi di Trump, entrati in vigore martedì. Julian Evans-Pritchard, responsabile della divisione China Economics di Capital Economics, ha affermato che le misure cinesi sono calibrate per inviare un messaggio agli Stati Uniti senza esacerbare il conflitto commerciale. (fonte Reuters)
Le nuove tariffe cinesi, annunciate contemporaneamente all'entrata in vigore dei dazi americani, prevedono aumenti del
- 15% di imposta sul carbone e sul gas naturale liquefatto (GNL) statunitensi;
- 10% di imposta sul petrolio greggio, sulle attrezzature agricole e su alcuni modelli di veicoli americani di grossa cilindrata.
Inoltre, Pechino ha avviato un'indagine anti-monopolio su Alphabet, la società madre di Google, e ha inserito aziende come PVH Corp (proprietaria di Calvin Klein) e la biotecnologica Illumina in lista per possibili sanzioni.
Separatamente, la Cina ha annunciato restrizioni sulle esportazioni di metalli strategici, tra cui il tungsteno, fondamentale per la produzione di elettronica, attrezzature militari e pannelli solari. Tra le misure più discusse c'è l'imposizione di un dazio del 10% sui camion elettrici importati dagli Stati Uniti, che potrebbe colpire direttamente il Cybertruck di Tesla. Al momento, l'azienda di Elon Musk non ha rilasciato dichiarazioni in merito.
Gli economisti ritengono che la guerra commerciale sia ancora nelle fasi iniziali e che la probabilità di ulteriori dazi sia elevata. Oxford Economics ha già rivisto al ribasso le previsioni sulla crescita economica cinese, sottolineando il rischio di un'escalation. Trump ha inoltre minacciato nuove tariffe se la Cina non interromperà il flusso di fentanyl verso gli Stati Uniti, una sostanza oppioide altamente pericolosa. Pechino ha replicato definendo il fentanyl un problema americano e ha annunciato che contesterà i dazi presso l'Organizzazione Mondiale del Commercio.
L'incertezza legata alla guerra commerciale ha già avuto ripercussioni sui mercati:
- Il prezzo del petrolio greggio ha subito un calo del 2% dopo l'annuncio delle misure cinesi.
- La borsa di Hong Kong ha ridotto i guadagni.
- Il dollaro statunitense si è rafforzato, mentre lo yuan cinese, l'euro, il dollaro australiano e canadese, oltre al peso messicano, hanno subito una flessione.
Trump ha lasciato intendere che l'Ue potrebbe essere il prossimo obiettivo della sua "guerra" commerciale. I leader europei, riuniti lunedì a Bruxelles in un vertice informale sulla difesa comune, hanno dichiarato di essere pronti a reagire in caso di nuove tariffe, ma hanno anche invitato alla negoziazione per evitare un ulteriore deterioramento delle relazioni economiche tra le due sponde dell'Atlantico. Una posizione, quest'ultima, che sembra esser stata caldeggiata dalla premier "scondinzolante" Giorgia Meloni, che adesso vuole rivendere il suo appiattimento ideologico alle politiche neofasciste di Trump e Musk, spacciandosi come mediatrice nei confronti della nuova amministrazione che governa a Washington, una specie di versione 2.0 della Spectre dei film di James Bond.