Come vivono i giovani in Italia? Questa è una domanda che molti si pongono, soprattutto alla luce delle ultime rilevazioni dell'Eurostat che pongono il Belpaese al quinto posto della classifica (partendo dal basso) dei paesi dove la vita dei giovani è più "dura".
Cos'è il rischio di povertà o esclusione sociale?
Secondo la definizione dell'Eurostat, il rischio di povertà o esclusione sociale (AROPE) è una misura multidimensionale che combina tre indicatori:
- il rischio di povertà relativa, che si riferisce alla percentuale di persone che vivono con un reddito disponibile equivalente inferiore al 60% del reddito mediano nazionale;
- la grave deprivazione materiale, che si riferisce alla percentuale di persone che non possono permettersi almeno quattro su nove beni o servizi considerati essenziali per una vita dignitosa (ad esempio, pagare le bollette, fare una vacanza annuale, avere un'auto personale, ecc.);
- la bassa intensità lavorativa, che si riferisce alla percentuale di persone di età compresa tra 0 e 59 anni che vivono in famiglie in cui gli adulti hanno lavorato meno del 20% del loro potenziale totale di lavoro nell'anno precedente.
Una persona è considerata a rischio di povertà o esclusione sociale se soddisfa almeno uno dei tre criteri sopra elencati.
Quali sono i dati per l'Italia e l'Europa?
Secondo le ultime statistiche dell'Eurostat aggiornate al 2021, il tasso di AROPE nell'Unione Europea è stato del 21,1% per la popolazione totale e del 24,9% per i giovani tra i 15 e i 29 anni. Questo significa che circa uno su cinque europei e uno su quattro giovani europei vive in una situazione di povertà o esclusione sociale.
Tra i paesi membri, l'Italia si colloca al quinto posto (partendo dal basso) con un tasso di AROPE del 28,7% per la popolazione totale e del 36% per i giovani. Questo significa che quasi uno su tre italiani e più di uno su tre giovani italiani vive in una situazione di povertà o esclusione sociale.
Le principali cause di questa situazione sono la crisi economica e sociale causata dalla pandemia di Covid-19, che ha colpito duramente il mercato del lavoro e il reddito delle famiglie, soprattutto quelle più vulnerabili; la scarsa qualità dell'istruzione e della formazione professionale, che non prepara adeguatamente i giovani alle competenze richieste dal mondo del lavoro; la mancanza di opportunità e servizi per i giovani nelle aree rurali e periferiche, che spinge molti a emigrare verso le città o all'estero; la difficoltà di accesso al credito e al mercato immobiliare, che ostacola l'autonomia e la realizzazione dei progetti di vita dei giovani.
I giovani italiani devono anche affrontare le sfide legate alla transizione verso l'età adulta, come l'indipendenza abitativa e la formazione di una famiglia.
Secondo Eurostat, l'età media alla quale i giovani italiani lasciano la casa dei genitori è di 30 anni, la più alta dell'Ue insieme alla Croazia. Solo il 18% dei giovani tra i 18 e i 34 anni vive da solo o con un partner, contro il 46% della media europea. E solo il 9% dei giovani tra i 25 e i 29 anni ha figli, contro il 19% dell'Ue.
Questi dati evidenziano come i giovani italiani ritardino sempre più le scelte esistenziali, spesso per motivi economici o per mancanza di opportunità.
Quali sono le possibili soluzioni?
Per contrastare il fenomeno della povertà e dell'esclusione sociale tra i giovani, sono necessarie politiche integrate e coordinate a livello nazionale ed europeo, che tengano conto delle specificità territoriali e delle diverse esigenze dei gruppi più svantaggiati (ad esempio, donne, migranti, disabili, ecc.).