Hamilton ha vinto, nonostante la sua Mercedes fosse inferiore al passo gara delle Ferrari, il Gran Premio di Ungheria, portando nella classifica dl mondiale a 24 i punti di distacco da Vettel, piazzatosi secondo, davanti al compagno di squadra Raikkonen.

Ottima la strategia di squadra della Mercedes? Grande il lavoro di Bottas nel tener dietro Vettel e consentire ad Hamilton di arrivare tranquillo al traguardo? Forse... ma il motivo principale è che i meccanici della Ferrari, sempre perfetti in altre occasioni, stavolta hanno ritardato di due secondi il cambio gomme, facendo rientrare Vettel dietro a Bottas. Su una pista come quella ungherese dove i sorpassi sono quasi impossibili, a meno che la macchina che sta davanti non abbia prestazioni decisamente inferiori a chi insegue, quell'errore o il problema meccanico (vallo a sapere) è stato comunque decisivo. Ma andiamo con ordine per vedere che cosa è accaduto.

A causa della pioggia che durante le qualifiche ha costretto i team ad utilizzare le gomme da bagnato, oggi al via nessuno sapeva quali pneumatici avrebbero montato le varie scuderie. Un problema non da poco per chi doveva pianificare le strategie di gara, soprattutto per la Ferrari che non poteva così marcare quella della Mercedes, che partiva con le sue macchine nelle prime due posizioni in griglia.

Le Mercedes hanno montato pneumatici ultrasoft, mentre le Ferrari pneumatici soft. Allo spegnimento dei semafori le vetture tedesche riescono a mantenere la testa della corsa, nonostante il tentativo di Raikkonen di prendere almeno la seconda posizione. L'unica a cambiare dopo il via è la posizione di Vettel a cui compagno di squadra, visto il tentativo andato a vuoto, cede la terza posizione.

Bottas gira leggermente più lentamente di Hamilton, facendo da tappo a Vettel e regalando un distacco di poco inferiore ai 10 secondi al proprio compagno di squadra. Dopo aver percorso poco più della metà dei giri consentiti dalle sue gomme Bottas viene richiamato ai box per montare la gomma gialla. A quel punto le sue prestazioni decadono in maniera impressionante, facendo credere che la Mercedes con quel pneumatico non riesca ad andare. Quando Vettel, in quel momento secondo, intorno al 40esimo giro viene chiamato ai box, Bottas miracolosamente aveva iniziato ad inanellare giri veloci, come se stesse guidando un'altra vettura.

La Ferrari, comunque aveva il tempo necessario per fare un cambio gomme e consentire a Vettel di rientrare in pista davanti al finlandese della Mercedes. Invece dei soliti 2,5 secondi, il cambio gomme è stato di 4,3 secondi... un'eternità per la Formula 1. Quando il tedesco ha potuto spingere sull'acceleratore, Bottas gli era davanti di un secondo.

A quel punto il finlandese ha continuato a girare su tempi molto veloci tenendo a bada Vettel che, nonostante le gomme più morbide e il DRS, non è mai riuscito a impensierirlo per quasi tutto il resto della gara. Per Hamilton, per come si sono messe le cose, la gara è stata una passeggiata, una gita fuori porta ed è arrivato al traguardo, come si dice in questi casi, guidando con il gomito fuori dal finestrino.

Solo nel finale, spinto anche da un arrembante Raikkonen che, dopo aver effettuato un altro cambio gomme - utilizzando però un set di pneumatici soft - si era portato alle spalle di Vettel, il tedesco si è messo alle calcagna di Bottas ed è riuscito a superarlo in curva 2, urtandogli l'ala anteriore con la ruota posteriore sinistra.

Nella manovra, Vettel si è "tirato dietro" anche Raikkonen che è così riuscito a conquistare il terzo gradino del podio. Ma mancavano solo sei giri alla fine. Impensabile a quel punto poter raggiungere Hamilton.

Nel finale, Bottas ha avuto il tempo anche di scontrarsi con Ricciardo che all'ultimo giro è riuscito comunque a superarlo finendo quarto. Giornata nera per Verstappen appiedato dal motore Renault della sua Red Bull.

Da ricordare però che, almeno secondo le statistiche, chi vince il Gran Premio d'Ungheria difficilmente riesce poi a finire la stagione in testa al mondiale. Forse per Vettel non è poi andata così male.