Alla Camera riprende la discussione generale delle modifiche al codice delle leggi antimafia, una proposta di legge che si rifà al decreto legislativo n. 159 del 6 settembre 2011, che prevede la modifica di alcune norme del codice penale.

Il testo che oggi viene discusso alla Camera è da 4 anni che viaggia nelle aule parlamentari. Dopo l'ultimo ok ricevuto dal Sernato, il testo approda di nuovo a Montecitorio, dopo aver ricevuto il via libera della Commissione Giustizia che be ha concluso l'esame senza votare alcun nuovo emendamento che lo possa modificare. In pratica, è sufficiente che la Camera lo voti perché finalmente diventi legge.

Teoricamente, non dovrebbe essere un problema visto che alla Camera la maggioranza del Partito democratico ha i numeri sufficienti, insieme alla sinistra radicale, per far passare il provvedimento che, nell'attuale formulazione, ha ricevuto anche l'ok da parte del morndo delle associazioni e dei sindacati.

Che cosa dovrebbe portare in dote la nuova legge nella lotta alla mafia? Una nuova normativa che migliorerebbe strumenti relativi al controlllo e alla gestione di aziende collegate alla criminalità organizzata. Combattere le mafie rendendone più complicata la gestione patrimoniale.

D'altra parte, le mafie non vivono di principi ma di denaro, con cui alimentano la propria rete di corruzione e di potere. Renderne più complicata la possibilità di creare denaro o "ripulire" denaro proveniente da attività illecite, non sarebbe certo un vantaggio per le organizzazioni criminali.

Per questo, il nuovo codice prevede misure di prevenzione personali e di natura patrimoniale, sia per i reati di associazione mafiosa, che per l'associazione a delinquere anche in relazione a reati contro la pubblica amministrazione, e tra questi peculato, corruzione e corruzione in atti giudiziari.

Le nuove norme prevedono anche un più attento controllo sulle nomine degli amministratori giudiziari dei beni sequestrati, con la creazione di un albo, che assicuri la rotazione degli incarichi.

Ma anche le banche dovranno assoggettarsi a più rigorosi controlli direttamente dalla Banca d'Italia, in relazione ai crediti, sia quelli concessi che quelli vantati da parte di "certe" aziende.

Infine, la nuova norma prevede nuove norme anche in relazione ai beni confiscati, con la possibilità di accelerare i tempi per il riutilizzo delle imprese che potranno liquidate oppure ritornare ad operare in tempi molto brevi. Inoltre, sono previste norme di tutela per i lavoratori di tali aziende.

Considerato che le modfiche sono ritenute più che accettabili nell'attuale formulazione dalla quasi totalità di coloro che operano nella lotta alla mafia, c'è il timore che, invece di essere approvate in tempi brevi, si cerchi qualche scappatoia burocratica per ritardarne il voto, rimandando il testo in Commissione o applicando delle ulteriori modifiche che costringano la legge a passare di nuovo all'esame del Senato.

Con la legislatura ormai in scadenza ed i partiti che si stanno preparando alle prossime politiche, qualsiasi sorpresa non è da escludere, considerando anche la riproposizione dell'attuale alleanza parlamentare anche nelle prossime elezioni per la nuova amministrazione della regione Sicilia, dove il partito di Alfano, che non sempre sembra avere la stessa visione del PD nella scelta dei provvedimenti alla lotta alla mafia, ha la sua roccaforte.