Il Partito Democratico è un partito bipolare. Non dal punto di vista politico, ma proprio dal punto di vista clinico. Ieri, il capo in persona, Matteo Renzi, in merito al rinvio a giudizio per Virginia Raggi, commentava la vicenda via social in questi termini: «Noi diciamo a Virginia Raggi: non ti chiediamo le dimissioni per un avviso di garanzia, fai il sindaco, se ne sei capace. Non sfruttiamo i processi, noi. Noi crediamo alla giustizia, non al giustizialismo. Noi.»

Dopo ventiquattr'ore gli fa eco Giachetti che, dopo aver premesso che anche lui è garantista, scrive così di Virginia Raggi: «... qui abbiamo di fronte una Sindaca che mente. Una bugiarda seriale che adesso dovrà rispondere, anche di fronte ad un giudice, del suo vizio di mentire spudoratamente. È il suo cattivo rapporto con la verità, oltre che con la realtà, ad essere al centro di questa vicenda.»

Un giudizio politico, quello di Giachetti, che però contrasta con il garantismo a prescindere di cui sopra. Ed ecco perché il PD è un partito bipolare che un giorno dice una cosa e quello succesivo (ne fa) un'altra. E lo conferma pure il lancio del numero di venerdì del quotidiano online Democratica che parla del mondo alla rovescia dei M5S e dell' "esultanza per il falso", giocando, tra accusa e cronaca, sulle dichiarazioni di Virginia Raggi.

E tutto questo prima che l'Oref, Organo di Revisione Economico-Finanziaria che deve valutare i conti dell’Assemblea Capitolina, esprimesse il "parere non favorevole all’approvazione del bilancio consolidato di esercizio 2016".

I tre membri che lo compongono - Federica Tiezzi, Carlo Delle Cese e Marco Raponi - non ritengono che "le risultanze esposte in bilancio rappresentino in modo veritiero e corretto la reale consistenza economico, patrimoniale e finanziaria del gruppo amministrazione pubblica di Roma Capitale".  Il problema sono le partecipate, per le quali l'OREF invita il Comune "alla verifica e al riscontro" dei suoi rapporti con quelle società.

Vedremo adesso dove si spingerà il garantismo di Renzi e dei suoi adepti dopo questa ulteriore mazzata sull'amministrazione Raggi.