Nelle opere di Sopoćko, l’idea della fiducia nel Signore di misericordia è strettamente unita al timor di Dio e alla speranza viva nell’aspettarsi d’ottenere la misericordia[1], ciò che vedremo più avanti. Per questo possiamo leggere: «la misericordia è per coloro che confidano in Dio»[2]. In molte parti dei testi spirituali del Nostro, il concetto della fiducia si fonda sulla lettura profonda e attenta della Bibbia, in particolare dei Salmi[3]. Osserviamo che Sopoćko sceglie alcuni personaggi, come ad esempio il re Davide, per mostrare la vera causa dell’allontanamento da Dio, non provocato dalla mancanza di fiducia, ma dal peccato, dall’assenza dei valori, dalle guerre e dai sette vizi capitali[4]. In una meditazione leggiamo:

 «La fiducia è la chiave della misericordia di Dio, il recipiente con il quale possiamo attingere dal tesoro della pietà divina (…). Nei Salmi troviamo uno dei consigli per afferrare il concetto della fiducia: rimani tranquillo davanti al Signore e spera in Lui, non t’irritare per 
chi ha prospera la vita, per l’uomo che agisce con scaltrezza» (Sal 37,7)[5].

 Dal testo appena citato, si osserva che nei Salmi facilmente si possono trovare dei consigli come bisogna afferrare e mantenere la fiducia in Dio. Notiamo che Sopoćko seleziona e valuta alcuni Salmi, ricercando in maniera esplicita le caratteristiche della fiducia, le quali corrispondono ad una visione di Dio misericordioso, paziente e pietoso, più vicino all’uomo. Per esempio nel Salmo 13, il Nostro vede in Davide il “sentimento dell’abbandono a Dio”, perché esprime la fiducia totale solo nella misericordia di Dio: «Nella tua misericordia ho confidato. Gioisca il mio cuore nella tua salvezza» (Sal 13,6). Nel Salmo 17 invece, nota che il re supplica il soccorso di Dio contro la crudeltà dei nemici, esprimendo la fiducia in Dio misericordioso: «Mostrami i prodigi del tuo amore, tu che salvi dai nemici chi si affida alla tua destra» (Sal 17,7). Nel Salmo 21, Davide ringrazia della vittoria, attribuendola alla fiducia riposta nella misericordia di Dio: «perché  il re confida nel Signore, per la fedeltà dell’Altissimo non sarà mai scosso» (Sal 21,8)[6]. 

Vale la pena sottolineare che Sopoćko rilegge il Salmo 31 come “la preghiera della fiducia” rivolta al Signore, davanti ai grandi pericoli che minacciano il re Davide: «ma io ho fede nel Signore, esulterò di gioia per la tua grazia» (Sal 31,7). Meditando sul Salmo 32, il Nostro trova l’espressione della propria gioia, perché il Signore ha perdonato colui che ha confidato in Lui: «molti saranno i dolori dell’empio, ma la grazia circonda chi confida nel Signore» (Sal 32,10). In quasi tutto il Salmo 33 “sente il suono” del messaggio che tutto avviene, non come la gente desidera, ma come Dio misericordioso guida gli eventi: «Ecco, l’occhio del Signore veglia su chi lo teme, su chi spera nella sua grazia» (Sal 33,22). Lo stesso messaggio, Sopoćko trova nel Salmo 52: «Io, invece, come olivo verdeggiante nella casa di Dio, mi abbandono alla fedeltà di Dio ora e per sempre» (Sal 52,10), e nel salmo 86: «Tu sei buono, Signore, e perdoni, sei pieno di misericordia con chi t’invoca» (Sal 86,5). Nel Salmo 103, secondo il pensiero spirituale del Nostro, Davide identifica la fiducia con il timore filiale: «Come il cielo è alto sulla terra, cosi è grande la sua misericordia su quanti lo temono» (Sal 103,11). Nel Salmo 143, pensa lo stesso, di fronte alla ribellione del figlio Absalom che chiede aiuto il più presto possibile ed è sicuro di ottenerlo: «Al mattino fammi sentire la tua grazia, poiché in te confido» (Sal 143,8). Nel Salmo 147, invece, Sopoćko coglie il compiacimento divino. Questo, però, richiede il timor di Dio, la speranza e la fiducia nella grazia, che è misericordia. Trova anche una richiesta particolare di Davide al creato per lodare Dio, perché: «Il Signore si compiace di chi lo teme, di chi spera nella sua grazia» (Sal 147,11). Il teologo polacco dice anche che il Salmo 136 può essere considerato come una “litania della misericordia” dell’Antico Testamento, perché il salmista, enumerando ogni beneficio ottenuto da chi confida in Dio, aggiunge in ogni strofa il ritornello: «Perché eterna è la Sua misericordia» (Sal 136,1)[7]. 

Qui si nota che la fiducia è la prima disposizione d’animo della persona che spera e cerca un rifugio sicuro nell’eterna misericordia di Dio. Il Nostro consiglia però, di non aver paura nell’utilizzare le diverse espressioni riferite alla fiducia in Dio dell’eterna misericordia, per esempio: abbandono fiducioso, fiducia filiale, fiducia gioiosa, ecc.[8] 

Un altro consiglio valido che troviamo in Sopoćko è che, in tempi di benessere o di prosperità, la fiducia in Dio conduce alla preghiera, che non toglie la memoria di Lui, ma anzi Lo considera un costante punto di riferimento. In situazioni di crisi, di panico e disperazione, quando cioè si è assillati dai problemi, la fiducia in Dio induce gli uomini alla preghiera costante per poter superare i momenti più difficili[9].

Tanto è vero che Gesù stesso invita i suoi a pregare Dio con fiducia. Egli lo fa indicando a tutti “l’appellativo particolarmente confidenziale e insolito di Padre”, e cioè quello di “Abbà” (caro papà). Con quest’appellativo, Gesù ha voluto sottolineare che tutti gli uomini sono i figli di Dio e possono mantenere tanta confidenza e fiducia nel Padre  di misericordia. Ecco perché san Paolo dice: «Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ricevere misericordia (…) ed essere aiutati al momento opportuno» (Eb 4, 15‑16).

Secondo Sopoćko, la prima condizione per una preghiera profondamente filiale è la fiducia sincera e libera in Dio Padre, che mostra il volto benigno, misericordioso e soprattutto indulgente nei confronti degli uomini[10]. Infatti, la fede non consiste nel credere soltanto in un Dio onnipotente, ma in un Dio Padre benevolo e misericordioso, pronto ad accogliere ogni richiesta degli uomini nella preghiera fiduciosa e confidenziale. La preghiera a Dio Padre richiede ai figli la fiducia incondizionata, ma anche la loro spontaneità. 

Dobbiamo tener presente che, già «nel discorso di addio tenuto nel cenacolo dopo l’ultima cena, il Signore Gesù, avendo dato gli ultimi ordini e avendo preannunciato  agli Apostoli le persecuzioni, che li avrebbero oppressi a causa del suo Nome, indica la fiducia come condizione necessaria per resistere e per ottenere l’aiuto da parte del Signore di misericordia»[11]: «Voi avrete la tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!» (Gv 16,33). Il Nostro dice che «in quest’ultima parola di Gesù, pronunciata prima della passione, si trova il desiderio profondo di ricordare ai fedeli di tutti i tempi quanto sia necessaria la fiducia, non soltanto consigliata, ma ordinata da Cristo»[12]. 

Costatiamo, però, che nella preghiera del Padre Nostro, non viene eliminata la domanda fiduciosa delle grazie e dei benefici per chi prega e per gli altri. La richiesta, infatti, fa parte d’una dimensione fondamentale dell’orazione umana. Essa aiuta e stimola gli uomini a riconoscere la figliolanza adottiva di Dio come “Amore, Misericordia e Provvidenza”. Effettivamente, così indica la seconda parte del Padre Nostro, dove si domanda anche l’essenziale per l’esistenza terrena: «Dacci oggi il nostro pane quotidiano» (Mt 6, 11).

Sac. dott. Gregorio Lydek - ks. prof. Grzegorz Lydek

 

 
[1] Vedi M. Sopoćko, Miłosierdzie Boga w dziełach Jego, vol. I, p. 36.
[2] M. Sopoćko, Misericordia Dei confidentibus in Eum, p. 1.
[3] Vedi M. Sopoćko, Dar Miłosierdzia. Listy z Czarnego Boru, pp. 27-34.
[4] Cf. M. Sopoćko, Miłosierdzie Jego na wieki, p. 70.
[5] M. Sopoćko, Miłosierdzie Boga w dziełach Jego, vol. II, p. 36.
[6] Cf. ibidem, vol. III, pp. 36-37: Dar Miłosierdzia. Listy z Czarnego Boru, pp. 28-33; Poznajmy Boga w Jego  Miłosierdziu, p. 146.
[7] Cf. ibidem.
[8] Cf. M. Sopoćko, Zaufałem Twojemu Miłosierdziu. Myśli na każdy dzień, pp. 17-19.
[9] Cf. M. Sopoćko, Miłosierdzie Boga w dziełach Jego, vol. I, p. 37.
[10] Cf. M. Sopoćko, Divine Mercy Devotions and Prayers, wyd. 2, Stogkbridge 1962, pp, 3-6. 
[11] M. Sopoćko, Zaufałem Twojemu Miłosierdziu. Myśli na każdy dzień, p. 191.
[12] Ibidem.