Democrazia a saldo
E’ dagli effetti che si scorgono le cause! A vedere quel lenzuolo celeste che copre il corpo senza vita di Adil mi sono sentita sconfitta. Lì muore la civiltà, muore la parte nobile dell’umanità ed emerge il volto di Caino. Oggi non sopporto più sentire il solito formulario ipocrita gabellato dai mandanti morali di quella morte e di molte altre morti, che tira in ballo la democrazia e i diritti costituzionali, questo significa aggiungere ai sistematici atti sacrileghi compiuti nei confronti dei più deboli – ma che hanno il coraggio di combattere per una giusta causa - altro sacrilegio.
Salvini ha introdotto norme per la tutela dell’ordine pubblico lasciando ampio margine di manovra alla polizia di intervenire e infatti si sono visti i risultati. Il sacrosanto diritto allo sciopero è stato di fatto limitato gravemente, la polizia interviene non per mantenere l’ordine ma per tutelare gli interessi degli imprenditori.
Nello scorso marzo, a seguito degli scioperi del personale della FedEx, la procura di Piacenza ha scritto nel registro degli indagati 29 tra delegati e magazzinieri che avevano partecipato al picchetto fuori dalla sede della ditta di trasporti: tra gli indagati 2 sono agli arresti domiciliari e 5 hanno ricevuto il divieto di dimora a Piacenza, quella di cucire addosso reati penali a coloro che non accettano le ingiuste condizioni imposte da spietati speculatori è una tecnica micidiale attuata per eliminare le persone scomode e spargere un clima di paura ed insicurezza.
Per aver esercitato il diritto costituzionale di sciopero agli indagati sono stati contestati i reati di violenza privata, occupazione di suolo pubblico, resistenza e lesioni durante il tentativo di sgombero del picchetto. In un’intervista rilasciata ai giornali, la procuratrice di Piacenza ha sostenuto che i capi d’accusa dipendono da «condotte particolarmente violente che avevano un trend di pericolosità in crescita» e che questi «comportamenti» sarebbero «privi di ogni valenza sindacale” come se un magistrato possa esprimere un giudizio “politico” sull’accaduto per giunta tenendo conto esclusivamente delle dichiarazioni della polizia. Per l'occasione è stata rispolverata la Digos per controllare e intimidire padri di famiglia e giovani lavoratori che scioperavano per protestare contro i licenziamenti e per le condizioni disumane imposte dagli imprenditori/speculatori e, tra l'altro, sono ricomparse le "squadracce di picchiatori fascisti".
Uno degli indagati ha rilasciato un’intervista: “Il 13 marzo ho partecipato alla manifestazione di solidarietà con gli indagati e i lavoratori. La questura aveva autorizzato un presidio statico e i manifestanti erano chiusi da ogni lato da camionette e cordoni di celere. In un’aria di provocazioni ho ascoltato il racconto di Ruben, coordinatore del sindacato: «È successa una cosa vergognosa: nel momento in cui eravamo tutti seduti a terra [il primo febbraio], e stavamo scioperando davanti ai cancelli, appena sono scoccate le dieci la questura ha iniziato lo sgombero, e senza nemmeno annunciarlo. Hanno lanciato i lacrimogeni subito addosso alla gente, senza farci capire quello che stava accadendo. Ci sono ventinove indagati, tra cui io. Sono venuti a casa alle sei del mattino, come se fossimo dei criminali, ci hanno perquisito tutta casa, ci hanno sequestrato telefoni e pc. È arrivata la Digos, da me sono arrivate quattro persone e ci hanno portato alla questura di Piacenza». Mentre ascoltavo gli interventi al microfono, mi colpiva il sentimento doloroso d’una ferita collettiva aperta da un’accusa di ‘criminalità’ “. Si diviene criminali se si cerca di difendere il diritto costituzionale al lavoro.
La dignità e la vita di qualsiasi essere umano è sacra, non è un bene di consumo a disposizione di una ristretta categoria di individui senza scrupoli che si sono arrogati il diritto di disporre a loro comodo dei destini di milioni di individui: la nostra Costituzione democratica contiene principi fondamentali che riconoscono diritti inalienabili e regolano i rapporti tra i vari poteri dello Stato affinché uno non prevarichi gli altri nell’interesse generale e di una convivenza pacifica.
In più di settant’anni di Repubblica democratica fondata sul lavoro il potere economico ha “privatizzato” le risorse pubbliche e ha svilito gli intenti della Costituzione. Manipolando le istituzioni con assunzioni e carriere pilotate; inquinando il sistema economico con la corruzione e pilotando le candidature nelle elezioni politiche ha concentrato il potere in poche caste, in particolare il Parlamento è una emanazione del potere imprenditoriale ciminogeno che attraverso cattive leggi ha istaurato un sistema corrotto che sta mietendo impunemente vittime innocenti e creando milioni di poveri.
Sono state emanate leggi manifestamente incostituzionali per creare nuove categorie di lavoratori per sfruttarli e far loro pagare le imposte e la Corte costiuzionale che doveva “vegliare” che ciò non accadesse ha preferito voltare lo sguardo altrove. E’ iniziata una nuova stagione di violenza e di ingiustizie che deve essere disattivata al più presto, ma mi domando se c’è la volontà nell’attuale governo di porre un freno a tale volgare esibizione di potere. Finora si è alzata una sola voce chiara e forte quella dell’ex premier Conte.
Ciò che sta accadendo oggi ha radici nei primi anni novanta e sta portando il paese verso un irreversibile processo di decadenza che ci travolgerà tutti e la responsabilità investe anche e soprattutto coloro che hanno permesso che si sviluppasse e consolidasse una mentalità completamente deviata che esalta l’effimero, che ha scelto l’apparenza all’essere così che “il nulla paludato da tutto viene elevato a sistema”. Dove un despota “grazie a ricchezze di dubbia origine si era impossessato del Paese molti anni fa, trasformandosi da imprenditore in leader politico per schermare possessi e processi con il manto dell’ideologia liberare e liberista, con un gruppo di soci e sodali a lui fedeli. Da allora, complice un’opposizione inetta e incapace, se non collusa, aveva imposto le sue regole fatte di attacco frontale alla Costituzione e alle istituzioni di garanzia, annichilimento dell’etica pubblica e privata, immoralità diffusa, arricchimento illegale ed egoismo diffuso a tutto il Paese, che stava forgiando lentamente a sua immagine e somiglianza, anche grazie alle sue televisioni che da venticinque anni attraversavano il cervello della gente con slogan ripetuti come mantra ossessivi”.
Con tali sistemi ha costruito una realtà rovesciata, è riuscito ad invertire criteri e principi dove l’onestà è sbeffeggiata e il vizio è elevato a sistema.
“In questa realtà rovesciata il potere, a differenza degli anni Cinquanta del secolo scorso, non pretende dai suoi sudditi rispetto per le istituzioni di garanzia; al contrario si scaglia contro i giudici perché la Costituzione gli impedisce di controllarli”. La Magistratura e gli altri organi istituzionali sono centri di potere protetti dalla Costituzione perché costoro hanno la forza di opporsi al despota chi rimane invece in balia del ricatto e della violenza del sistema sono i semplici cittadini se poi appartengono alle fasce deboli ancora peggio, la Costituzione non riesce a proteggerli, la Costituzione viene infranta dal feroce egoismo e sete di potere che nulla teme e tutto annienta. Vi è una cospicua parte di cittadini che di fronte ai “suoi monologhi deliranti, aizzando e frastornando menti deboli, invasate dal culto del Padre, che lo evocano pensando di scegliere la libertà invece vi rinunciavano” è rimasta invischiata come la mosca nella ragnatela di questa visione distorta e pericolosa della realtà. Senza dubbio la Costituzione è l’ancora di salvezza contro la barbarie e la violenza legalizzata da cattive leggi, rimane la linea di confine che bisogna avere chiara dentro di noi. “Se non si vive la Costituzione e non la si scolpisce nell’animo e non la si accoglie nella nostra coscienza, se non si ritiene veramente la gente uguale non solo davanti alla legge ma in tutte le espressioni morali e civili, allora la Costituzione non serve: è questa la vera guerra di civiltà, tra partigiani della Costituzione e i suoi oppositori, tra i diritti costituiti e i fautori di un nuovo potere costituente senza diritti”.
Occorre rigettare tutti gli stereotipi, uscire dagli schemi prefabbricati e affrontare la crudele realtà che bussa alla porta delle nostre coscienze, affrontare il dato di fatto che non vi è una linea di demarcazione tra un potere corrotto e corruttore e un contropotere incorruttibile. Esiste in noi un luogo segreto, nascosto dove possiamo incontrare la parte reale di noi stessi, dove non si può fingere, dove si può fare un’analisi delle nostre azioni e dei nostri sentimenti con sofferente sincerità: solo nel profondo della nostra coscienza ogni differenza cade e il prossimo emerge come una parte di noi con gli stessi diritti, la stessa dignità perché in quel luogo non si deve badare a condizionamenti interni ed esterni: in quel luogo dove tutte le illusioni possono essere sconfitte si nasconde la verità compagna fedele della libertà.