Nel Pd, in cui al momento sembra ancora prevalere la logica politica di Matteo Renzi basata su ricatto e vendetta, non devono ancora essere state elaborate tutte le possibili conseguenze relative alla decisione di confermare l'opposizione a prescindere, almeno nei confronti dei 5 Stelle, in relazione ad un appoggio anche esterno per favorire la formazione di un nuovo governo.

Infatti, pur considerando che un qualsiasi tipo di supporto ad un qualsiasi tipo di governo non favorirebbe comunque il risultato elettorale per il Pd alle prossime politiche, è altrettanto certo che il ritorno immediato alle urne, entro due o tre mesi dal voto, sarebbe per il Pd, e per una sinistra ancora da riorganizzarsi, un vero e proprio colpo da KO.

Lo sa anche Luigi Di Maio che lo ha ribadito in un'intervista al Corriere: «Se si tornasse a votare i partiti pagherebbero cara la loro irresponsabilità. Noi non avremmo nulla da perdere». Ed è proprio confidando su questo ultimo punto che i 5 Stelle pensano di poter dar vita ad un loro governo...

E per favorire il dialogo, Di Maio ha annunciato di volerlo avviare su proposte concrete: «Entro il 10 aprile deve essere presentato il Def, il documento di economia e finanza che definisce le scelte di politica economica dei prossimi anni, e che dovrà essere approvato a maggioranza assoluta del Parlamento, quindi il Movimento sarà determinante.

Questa sarà l’occasione per trovare le convergenze sui temi con le altre forze politiche. Siamo già al lavoro su una proposta che renderemo nota nei prossimi giorni. Se le altre forze politiche vogliono proporre altre misure che hanno al centro il bene dei cittadini, siamo pronti a discuterne».

In questo modo, Di Maio risponde alla responsabilità a cui il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha richiamato i partiti nel discorso pronunciato per celebrare la Giornata della donna.

Da ricordare che, nell'ipotesi che entro il 10 aprile - data ultima di presentazione del Def alle Camere - non emerga un nuovo governo, il ministro dell’Economia ha detto ieri di star lavorando a un documento che includa solo le stime macroeconomiche ed i livelli tendenziali di deficit e debito, rimandando così al nuovo esecutivo, dopo il suo insediamento, il compito di integrarlo con gli obbiettivi programmatici, come cocordato anche con la stessa Commissione europea.

Le Camere si riuniranno a partire dal 23 marzo per l'elezione dei due presidenti. Successivamente inizieranno le consultazioni del Capo dello Stato.

Inoltre, sempre in relazione a possibili alleanze, da segnare l'intervista - sempre sul Corriere - a Renato Brunetta (Forza Italia) che non esclude un'alleanza con il Pd in un governo guidato non da Matteo Salvini, ma da una persona da lui indicata. In tal caso, la presidenza di una delle due camere andrebbe al Partito Democratico.

Che i renziani possano accarezzare questa idea non è escludere. C'è da chiedersi però se gli elettori del Pd farebbero altrettanto.