Moschea di Al Rawdah a Bir al-Abed, a ovest di El Arish, principale città nel Nord del Sinai.

I fedeli erano riuniti all'interno e stavano finendo le preghiere del venerdì quando all'improvviso all'interno è scoppiata una bomba. A quel punto, la gente è uscita correndo fuori dall'edificio, ma ad attenderli vi erano circa 40 uomini armati che, dalle loro postazioni a bordo di fuoristrada, hanno aperto il fuoco sui fuggitivi.

Secondo alcuni testimoni, oltre a quattro postazioni che sparavano sui fedeli, ve ne erano altre due che sparavano alle ambulanze che avevano iniziato ad arrivare sul luogo dell'attentato impedendo loro di prestare soccorso.

In base all'ultimo aggiornamento fornito dalle autorità egiziane, 235 sono le persone rimaste uccise nell'attentato, mentre 109 quelle ferite.

L'attentato non è stato rivendicato, però secondo alcuni media arabi, i fedeli sono stati colpiti perché alcuni di loro sono Sufi, che dagli integralisti musulmani, e non solo dagli appartenenti allo Stato Islamico, vengono considerati degli infedeli, a causa della loro fede islamica non ortodossa.

Il Sinai settentrionale, che dal Canale di Suez si estende ad est fino ad Israele e alla Striscia di Gaza è un'area che ha causato molti problemi allo Stato egiziano, in particolar modo dopo il 2013 quando al Sisi ha sostituito Mohamed Mursi (ed i Fratelli Musulmani) alla guida del Paese.

A luglio di quest'anno, almeno 23 soldati sono stati uccisi in un attentato suicida che con due autobombe ha colpito due posti di blocco. Attacco rivendicato dallo Stato islamico.

Ma gli attacchi dei terroristi non hanno risparmiato neppure i civili quando, nel maggio scorso, uomini armati hanno attaccato un gruppo copto che si recava in un monastero nel sud dell'Egitto, uccidendo 29 persone.