Se qualcuno avesse avuto dei dubbi, adesso sono stati confutati. Il 19 luglio scorso, rispondendo alla richiesta di Schwazer perché venisse presa una decisione provvisoria che gli consentisse di partecipare alle Olimpiadi in attesa della sentenza definitiva sulla controversa vicenda doping che lo ha visto protagonista, il CAS aveva rimandato la decisione ad una nuova udienza cui partecipassero tutte le parti in causa: Iaff, Coni, Fidal, la procura antidoping italiana oltre allo stesso Schwazer.

Per rendere più veloce la procedura di arbitrato, la CAS non aveva indicato una data, dando modo alle parti di trovare un accordo tra loro. La data convenuta tra le parti era quella di mercoledì 27 luglio, ma la Iaaf ha negato il proprio consenso, rimandando la decisione a Rio per il 4 agosto, la vigilia dell'inizio delle Olimpiadi, rendendo così impossibile la partecipazione di Schwazer nell'eventualità di un'ulteriore nuova udienza. 

A questo punto, è davvero difficile credere che la Iaff non abbia agito intenzionalmente,  vai a sapere il motivo, per impedire a Schwazer di partecipare ai Giochi del 2016.

Ne è sempre più convinto l'avvocato Gerhard Brandstätter: «Schwazer dovrebbe andare in Brasile e aspettare la decisione; se sarà a suo favore, Schwazer potrebbe partecipare alle Olimpiadi, altrimenti tornerebbe a casa. Ma questo è un ulteriore atto che lede i diritti della difesa. Ora dobbiamo cercare di trovare un accordo sulle date, ma sembra quasi un ricatto della Iaaf per farlo dove e quando vogliono loro: se non accettiamo, non abbiamo un'udienza prima».

Ancora più esplicito il giudizio dell'allenatore di Schwazer, Sandro Donati: «La Federazione Internazionale di Atletica ha portato a compimento un piano di eliminazione nei confronti di Schwazer che è stato studiato a tavolino fin dal primo gennaio, quando ha programmato uno strano controllo antidoping, una sorta di bomba a orologeria che ha poi fatto esplodere a giugno, così tardi che a quel punto è diventato difficilissimo difendersi».