Come sottolinea l'Istat la variazione congiunturale positiva registrata dal Pil dell'Italia nel terzo trimestre è la sintesi di una diminuzione dell'Iva nei comparti agricoltura, silvicoltura e pesca, controbilanciata da lievi aumenti in quelli industria e servizi. Inoltre, un contributo al dato non negativo del Pil viene dalla domanda interna, comunque calcolata considerando anche le scorte.

Pertanto, rispetto al precedente trimestre, il Pil dell'Italia nel periodo luglio - settembre è cresciuto dello 0,1%, mentre rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno il dato tendenziale mostra una crescita dello 0,3%.

Quindi, in base alla stima attuale, la crescita del Prodotto interno italiano per il 2019 è pari al +0,2%.

Un dato che non può certo far sorridere ma che, almeno tecnicamente, può evitare di far associare all'economia italiana il termine stagnazione.


Il dato del Pil, sebbene non certo entusiasmante è in parte controbilanciato (in negativo) da quello dei prezzi al consumo che ad ottobre 2019 fanno registrare una crescita nulla rispetto al mese precedente (anche se l'inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi e quella al netto dei soli beni energetici accelerano entrambe dal +0,6% al +0,8%), con l'inflazione per il 2019 che fa registrare quindi solo un +0,6% sia per l'indice generale che per la componente di fondo, valore ben distante da quel 2% che la Bce ha sempre indicato come soglia di crescita stabile per i Paesi dell'area euro.