Una Tesla Model Y attraversa le strade di Austin. Si avvicina a un incrocio. Davanti a lei uno scuolabus fermo, il segnale di stop ben visibile. Chiunque sa cosa bisogna fare: fermarsi. Ma l'auto tira dritto e travolge un manichino grande quanto un bambino. Non una volta, per un errore isolato! Questo è successo otto volte di fila: lo stesso risultato è stato ottenuto ogni volta per il numero dei test effettuati.
Se i prossimo 22 giugno Elon Musk farà effettivamente viaggiare i suoi robotaxi in città, quanto sopra riportato è ciò che potrebbe accadere nelle strade di Austin.
I test sono stati effettuati da alcuni movimenti locali - Dawn Project, Tesla Takedown, Resist Austin — che hanno deciso di mettere sotto accusa il Full Self-Driving (FSD) di Tesla, il sistema che "dovrebbe" permettere alle auto prodotte da Musk di viaggiare senza autista. Il risultato della dimostrazione è stato imbarazzante: l'auto non è riuscita a rilevare un classico segnale di stop scolastico. Un errore che persino un bambino di 5 anni non farebbe.
I timori dei residenti non sono campati per aria. Negli ultimi anni, la National Highway Traffic Safety Administration (l'agenzia federale americana per la sicurezza stradale) ha già indagato su numerosi incidenti legati ai malfunzionamenti del software Tesla. Frenate improvvise, mancata rilevazione di ostacoli, collisioni inspiegabili: il sistema che dovrebbe essere il fiore all'occhiello della guida autonoma continua a mostrare falle preoccupanti.
Se l'AI di Tesla non riesce a gestire nemmeno uno scuolabus fermo — uno degli scenari di traffico più regolamentati e tutelati — come è possibile che sia pronta per le strade di una metropoli?
Ma dietro le proteste non c'è solo la paura per la sicurezza stradale. Austin è una città complessa, e una parte consistente della popolazione non guarda certo Musk con simpatia. I suoi rapporti con Donald Trump, il ruolo crescente nei giochi di potere federali, e il suo atteggiamento spavaldo sui social lo hanno reso una figura sempre più divisiva anche tra i texani.
Per molti, fermare i robotaxi significa anche mandare un messaggio politico.
La verità è che la promessa dei robotaxi Tesla è ormai una storia vecchia. Musk ne parla dal 2019, quando giurò che entro il 2020 ci sarebbero stati un milione di robotaxi Tesla su strada. Ogni anno la promessa è stata rimandata, e ogni anno è stata annunciata una nuova data... sempre disattesa. Adesso, la nuova deadline è per il 22 giugno ad Austin.
Perché il sistema di guida autonoma di Musk non funziona? Perché è basato sulle sole telecamere e, in più di un'occasione, ha dimostrato i propri limiti. Persino la app per richiamare le Tesla parcheggiate è risultata un disastro: la guida autonoma ha fatto scontrare le auto con capitelli, pali, altre vetture parcheggiate...
Ma anche Waymo, la guida autonoma di Google/Alphabet, utilizza le telecamere... sì, ma in abbinamento al sistema Lidar (Light Detection and Ranging) che manda impulsi laser per creare una mappa 3D dettagliata dell'ambiente circostante; al Radar che serve a rilevare oggetti in movimento (auto, moto, ecc.), utile soprattutto in condizioni meteo difficili (pioggia, nebbia, ecc.); agli Ultrasuoni e ai Microfoni che rilevano ostacoli molto vicini e suoni importanti (es. sirene).
Che dire? Sinceri auguri agli abitanti di Austin e buona fortuna!