La CGIA di Mestre ha raffrontato i periodi di malattia tra chi lavora nel pubblico e nel privato, registrando i seguenti risultati.

Nella statistica di quelle relative ad un giorno, le assenze nel pubblico costituiscono il 25,7% delle assenze totali, nel privato si riducono di oltre la metà al 12,1%.  In quelle da 2 a 3 giorni, i dati si avvicinano con il 36,5% nel pubblico ed il 32,1% nel privato. Infine, tra i 4 e i 5 giorni di assenza si ha un "sorpasso" con il 23,4% nel privato contro il 18,2% del pubblico.

Per ripartizione regionale, tra il 2012 (primo anno per il quale è possibile avere una rilevazione completa) e il 2015, le assenze nel pubblico in tutte le regioni d’Italia sono in aumento dell'11,9%, con punte che superano il 20% in Umbria e Molise. 

Nel privato, invece, in ben 9 realtà territoriali si registra  un calo che in Calabria e in Sicilia tocca addirittura il 6%. Nel periodo analizzato (2012-2015), il dato medio nazionale è aumentato solo dello 0,4%.

Secondo il coordinatore dell’Ufficio studi della CGIA, Paolo Zabeo, «è evidente che non abbiamo alcun elemento per affermare che dietro questi numeri si nascondano forme più o meno velate di assenteismo. Tuttavia qualche sospetto c'è. Se in Calabria, ad esempio, tra il 2012 e il 2015 le assenze per malattia nel settore pubblico sono aumentate del 14,6%, mentre nel privato sono scese del 6,2%, è difficile sostenere che ciò si sia verificato perché i dipendenti pubblici di quella regione sianopiù cagionevoli dei conterranei che lavorano nel privato.»