Nonostante la politica internazionale abbia condannato ufficialmente la decisione di Trump di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele, dopo il voto di giovedì dell'assemblea dell'Onu, anche venerdì 22 dicembre è stato per i Palestinesi un giorno di collera da destinare a manifestazioni e scontri che si sono registrati un po' dovunque in Cisgiordania e, soprattutto, a Gaza.
Nella Striscia, lungo il confine, si sono avuti gli scontri più duri con le forze israeliane. Scontri che hanno causato il solito triste bilancio di feriti, circa 40, e morti, 2 quelli registrati fino a metà pomeriggio, in base a quanto riportato in una nota da fonti palestinesi.
In giornata c'è stato anche l'incontro all'Eliseo tra il presidente dell'ANP Abu Mazen ed il presidente francese Macron che, nella conferenza stampa seguita al colloquio bilaterale, ha voluto sottolineare nuovamente l'errore degli Stati Uniti, ma di non voler fare altrettanto riconoscendo unilateralmente la Palestina come Stato. Riconoscimento - ha aggiunto Macron - che avverrà nel momento in cui questo potrà aiutare a costruire la pace.
Da parte sua Abu Mazen ha ribadito - come già aveva fatto nei giorni scorsi - che non accetterà alcun piano di pace da parte degli Stati Uniti, dopo essersi screditati come mediatori riconoscendo Gerusalemme come capitale di Israele. Abu Mazen ha definito gli Stati Uniti "mediatori disonesti".