Questa notizia è dedicata al fascismo, alle sue origini, alla sua cultura e alla sua caduta. Perché nacque il fascismo? Dopo la fine del primo conflitto mondiale, la società italiana sprofondò nel caos. I reduci di guerra venivano insultati dai comunisti, provocando una reazione opposta e contraria. Ma il fascismo trasse alimento soprattutto dalle contro-rivendicazioni della borghesia agraria che si sentiva minacciata nelle sue prerogative dalle agitazioni delle classi popolari. Si tratta dunque di un chiaro caso di lotta di classe, con la finale vittoria della borghesia, appoggiata dai fascisti. La responsabilità maggiore dell'avvento del fascismo come movimento prima politico poi dittatoriale, è nella complicità della Monarchia, che invece di reprimere risolutamente una forza che si appalesava vieppiù come anti-liberale ed anti-democratica, si lasciò coinvolgere in una sorta di Diarchia, con il Duce effettivo detentore del potere supremo. Molti furono uccisi da una parte e dall'altra: basti ricordare i fatti di Sarzana, o il delitto Matteotti o l'omicidio dei fratelli Rosselli.
Mussolini all'inizio faceva professione di ateismo, atteggiamento che si rimangiò ben presto, cercando e trovando un accordo con la Chiesa. Si dice che il fascismo fu una forma di socialismo: io non sono d'accordo. Anche la Carta del Lavoro del 1927 è in funzione chiaramente padronale. In realtà il fascismo fu una lampante manifestazione di quell'atteggiamento oligarchico-classista che, in politica, ha sempre contraddistinto l'Italia. Dopo queste brevi note sulla nascita del fascismo, passiamo alla sua cultura, spesso sottovalutata se paragonata a quella della "sinistra" con i suoi maestri di pensiero, da Carlo Marx fino a Jean Paul Sartre ed oltre. In filosofia è indiscutibile l'importanza di un filosofo come Giovanni Gentile, che rivoluzionò l'istruzione pubblica, conosciuto anche come padre di quella corrente idealistica che va sotto il nome di "attualismo". E' anche vero che furono pochi i cattedratici e gli uomini di cultura che rifiutarono obbedienza al regime fascista: i più salirono, come si suol dire, sul carro del vincitore. Di sentimenti antifascisti fu il rivale ideologico di Giovanni Gentile, l'abruzzese Benedetto Croce.
E' noto che un drammaturgo del rango di Luigi Pirandello, autore anche di romanzi e novelle, e premio Nobel per la letteratura nel 1936, stracciò la tessera del partito fascista. Peraltro non risulta che abbia mai preso le distanze da questo, con critiche esplicite. Più controverso fu, almeno agli inizi, il rapporto tra il Capo-scuola del futurismo Filippo Tommaso Marinetti, autore del romanzo "Mafarka il futurista", e il regime, rapporto che sembrò acquietarsi in progresso di tempo. Generalmente i pittori futuristi, come Balla, Boccioni e Depero, si fanno rientrare nell'alveo della cultura fascista, con la loro esaltazione delle macchine, della velocità e della guerra, "igiene del mondo", e il loro disprezzo delle forme immobili tradizionali, quelle, per intenderci, custodite nei Musei. Ancora più controverso fu il rapporto col fascismo avuto da Gabriele D'Annunzio, tanto da far dubitare seriamente di poterlo inserire nel novero degli scrittori "fascisti". A base di ciò sta probabilmente il motivo che D'Annunzio, geloso della sua autonomia intellettuale, non poteva entrare come intellettuale "organico" nel partito.
In architettura abbiamo un artista di prestigio, Marcello Piacentini, con la sua concezione razionalistica delle forme degli edifici, concezione che domina interi quartieri, come l'EUR a Roma. Ma un regime politico, per di più dittatoriale, non poteva dimenticare il fondamentale ruolo del diritto nella società. Abbiamo così giuristi di grande valore, come quel Vittorio Scialoja, grande studioso del sistema civilistico, che tradusse in italiano la colossale opera del giurista tedesco ottocentesco F.K. von Savigny, intitolata "Sistema del diritto romano attuale". Ed inoltre abbiamo l'apprezzata redazione del codice civile del 1942 e il codice Rocco. Ma la figura di Benito Mussolini? Egli fu un mediocre saggista e scrittore, e le sue idee politiche vertevano in sostanza sulla rifondazione dell'Impero romano, di cui era fanatico ammiratore. In sostanza tutta la sua carriera di Statista, se lo possiamo chiamare così, fu improntata ad una unica, folle, idea: quella di preparare il popolo italiano ad assumere la guida di un rinnovato Impero universale.
Sappiamo tutti come andò a finire: guerra, atrocità ed infine la sconfitta. Alla fine lui e i suoi fedelissimi, costituita la Repubblica di Salò, finirono per fare i manutengoli di una potenza straniera, ex-alleata, la Germania nazista. Fu quindi un traditore; ma attenzione a non dimenticare che traditori furono altresì i comunisti, che appoggiavano le potenze straniere dell'Est, come la Jugoslavia di Tito e, in ultima analisi, l'Unione Sovietica. Che dire di più? Idea centrale della cultura fascista fu quella del culto della virilità combattente; sorvoliamo sulle numerose amanti che ebbe Mussolini e sui figli illegittimi fatti sparire internati nei manicomi: Mussolini fu una persona profondamente disonesta.