Ieri sera, in Turchia, una parte dell'esercito ha cercato di rovesciare il governo di Recep Tayyip Erdogan. Ad Instanbul sono stati chiusi i ponti che collegano la Turchia all'Europa e carri armati hanno occupato l'accesso all'aeroporto Ataturk, i cui voli sono stati sospesi. Sono state occupate le sedi di alcune televisioni e ad Ankara ci sono stati scontri ed esplosioni intorno ai palazzi delle istituzioni.

Poco prima della mezzanotte non era chiaro che cosa stesse realmente accadendo. Circa un'ora e mezza dopo che la notizia del golpe aveva iniziato a diffondersi, con immagini dalle tv turche che mostravano presidi militari ad Istanbul, Erdogan ha fatto una videotelefonata alla Cnn turca, che con una telecamera ha ripreso uno smartphone tenuto in mano da una giornalista, lanciando un appello alla popolazione perché scendesse in strada e si opponesse ai golpisti, affermando di essere ancora lui il presidente.


Nonostante queste parole, prudentemente, Erdogan ha lasciato la Turchia a bordo di un aereo privato diretto non è ben chiaro dove. Le agenzie di stampa per un certo periodo si sono affrettate a dare notizie di paesi che avrebbero negato asilo ad Erdogan e di altri che non lo avevano fatto perché nessuno glielo avrebbe chiesto. 

Nonostante la fuga del loro presidente, i sostenitori di Erdogan, che nel paese sono circa la metà della popolazione, sono scesi in piazza ed hanno fronteggiato soldati e mezzi militari dei golpisti. Nel momento in cui il golpe sembrava aver avuto successo con la fuga del presidente in carica, la gente scesa in strada ha cambiato la situazione. A quel punto si sono succedute dichiarazioni di corpi militari, come la Marina, che giuravano fedeltà a Erdogan, mentre le forze di polizia iniziavano a fronteggiare e ad arrestare i militari golpisti.

La televisione di Stato turca, TRT, ha trasmesso le immagini dello studio da dove vengono diffusi i notiziari, piena di manifestanti pro Erdogan controllati da poliziotti in borghese, o presunti tali, armati di mitra che dimostravano di averne ripreso il controllo, dopo essere stata in precedenza occupata dai militari golpisti.


Da quel momento in poi,  vero o no che fosse, i mezzi di informazione hanno iniziato a diffondere il messaggio che il tentativo di golpe era stato scongiurato e che i golpisti sarebbero stati duramente puniti. A queste dichiarazioni, si sono aggiunte a sostegno di Erdogan quella di Obama e poi quella della Merkel.

Nonostante questo, per tutta la notte e fino alle prime luci dell'alba si sono uditi spari sia ad Istanbul che ad Ankara, con jet militari ed elicotteri che si sono fronteggiati combattendo tra loro. Al momento, è  impossibile sapere quali schieramenti rappresentassero. Questa mattina, Erdogan ha inviato un sms ai cittadini, invitandoli a scendere tutti in strada "per stare con la democrazia e la pace".


Il bilancio di quanto è accaduto registra l'arresto di circa 1.500 militari, mentre 200 sarebbero i morti, di cui un centinaio i golpisti. Il resto andrebbe equamente diviso tra poliziotti e civili. Anche se il golpe può dirsi concluso, gli spari in mattinata e l'sms di Erdogan fanno pensare che ancora la situazione non sia del tutto sotto controllo da parte delle forze governative.

A capo del tentato golpe sarebbe stato indicato Muharrem Kose, ufficiale rimosso in primavera dallo staff dello Stato maggiore turco. Ma la mente, sarebbe il predicatore Fethullah Gulen, ex alleato di Erdogan e da tempo auto esiliatosi negli Stati Uniti, che ha però negato nel modo più assoluto qualsiasi coinvolgimento.