L'Inps ha pubblicato, giovedì, i dati dell'Osservatorio sul precariato di dicembre 2017, ricapitolando così l'andamento delle dinamiche relative ad assunzioni e licenziamenti nel corso dello scorso anno.

In questo caso, come ognuno ha potuto vedere grazie alla propaganda in tempo reale che viene fatta su siti web e social, il Partito Democratico non ci ha informato di questi dati, limitandosi ad esaltare quelli del fatturato e degli ordinativi dell'industria relativi allo scorso dicembre. Dai numeri che seguono si capisce il perché.

In attesa di conoscere le dinamiche di assunzioni e licenziamenti a gennaio 2018 - che a logica potrebbero non essere così esaltanti - che l'Istat ci farà conoscere il 1 marzo, l'Inps ci ricorda che nel settore privato, nel corso del 2017, vi è stato un saldo tra i flussi di assunzioni e cessazioni pari a +488mila, superiore a quello del corrispondente periodo del 2016 (+326mila), ma inferiore a quello del 2015 (+613mila).

Inoltre, le tipologie contrattuali mostrano che sono stati -117mila i nuovi contratti a tempo permanente, +58mila i contratti di apprendistato, +10mila i contratti stagionali e +537mila (!) i contratti a tempo determinato. Pertanto, anche senza aver frequentato una qualsiasi business school per migliorare una laurea in economia, risulta evidente da questi dati l'inutilità ed il conseguente fallimento della riforma del lavoro voluta da Matteo Renzi, costata quasi 20 miliardi che sono stati gettati al vento perché le aziende continuassero ad assumere lavoratori con contratti a tempo determinato.

Le assunzioni tra gennaio e dicembre 2017 sono aumentate del 18,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, ma sono aumentate anche le cessazioni, seppur ad un ritmo appena inferiore (+17%). Però, il maggior contributo alla crescita delle assunzioni è arrivato dai contratti a tempo determinato (+27,3%) e da quelli per l'apprendistato (+21,7%), mentre sono diminuite le assunzioni a tempo permanente (-7,8%).

Tra le assunzioni a tempo determinato è significativo l’incremento dei contratti di somministrazione (+21,5%) e, ancora di più, quello dei contratti di lavoro "a chiamata" che da gennaio a dicembre sono passati dai 199mila del 2016 ai 438mila del 2017, con un incremento del 120%, dopo la cancellazione dei voucher.

La riduzione dell’incidenza dei contratti a tempo permanente nel 2017 sul totale delle assunzioni è stata pari al 23,2% contro il 42% del 2015, quando era in vigore l’esonero contributivo triennale.

Le trasformazioni dei contratti di lavoro – includendo, accanto a quelle da tempo determinato a tempo permanente, anche le prosecuzioni a tempo indeterminato degli apprendisti – sono state nel 2017 371mila, in flessione rispetto allo stesso periodo del 2016 (-15,6%). Su questa flessione, secondo l'Inps, avrebbe influito l’attesa per i nuovi sgravi contributivi entrati in vigore il 1° gennaio 2018, ma che riguardano solo i lavoratori fino a 35 anni di età per un importo annuo comunque non superiore ai 3mila euro.

Le cessazioni sono aumentate per i rapporti a termine (+25,3%) mentre le cessazioni di rapporti a tempo indeterminato sono sostanzialmente stabili (-0,2%).

Tra le cause di cessazione, i licenziamenti riferiti a rapporti di lavoro a tempo indeterminato (l'Inps non indica i nuovi contratti di lavoro come contratti permanenti come fa l'Istat) risultano pari a 616mila, in diminuzione rispetto allo stesso periodo di gennaio-dicembre 2016 (-6,7%) mentre sono in aumento le dimissioni (+6,1%).

Il tasso di licenziamento, calcolato sull’occupazione a tempo indeterminato, compresi gli apprendisti, è risultato per il 2017 pari al 5,3%, inferiore a quello registrato per lo stesso periodo del 2016 (5,5%).

Adesso non resta che attendere il 1 marzo per conoscere i dati Istat di gennaio 2018 su occupati e disoccupati, per vedere quali saranno i risultati delle trasformazioni dei contratti di lavoro da tempo determinato a tempo permanente effettuate nel 2015, grazie alla totale decontribuzione degli oneri fiscali, e se i 3mila euro della legge di bilancio del 2018 (ma solo fino a 35 anni di età) potrà bilanciare la probabile emorragia di posti di lavoro che si dovrebbe registrare ad inizio anno.

Tra gennaio e dicembre 2017 sono stati incentivati 58.942 rapporti di lavoro nell’ambito del programma "Garanzia giovani" e 111.466 rapporti di lavoro (88.956 assunzioni e 22.510 trasformazioni) nell'ambito della misura "Occupazione Sud".