"Torno a Pontassieve, come tutti i fine settimana. Entro in casa, dormono tutti. Il gesto dolce e automatico di rimboccare le coperte ai figli, un'occhiata alla posta cartacea arrivata in settimana tanto ormai con internet sono solo bollette, il silenzio della famiglia che riposa."

Sono le parole di un adolescente alle prime armi che vuole provare a fare lo scrittore? Purtroppo no. È l'inizio del post di Matteo Renzi in cui spiega il suo ritiro, ma non dalla politica, dalla sola carica di primo ministro.

"Io però mi sono dimesso. Sul serio. Non per finta. Lo avevo detto, l'ho fatto."

Questa frase è alquanto significativa per farsi un'idea di chi sia veramente Matteo Renzi. Non è possibile dare una risposta definitiva, ma il campo delle possibilità si restringe a due scelte: una è che Matteo Renzi sia un cretino, l'altra è che, senza alcun pudore, prenda per cretini gli italiani o almeno dia per scontato che una parte consistente di essi lo sia.

È una considerazione di parte, offensiva e poco rispettosa? Assolutamente no. È la semplice evidenza dei fatti a dimostrarlo. Dopo aver detto che, in caso di sconfitta al referendum, si sarebbe dimesso dalla politica ed in futuro avrebbe fatto altro, ecco che scrive che lui si è dimesso da premier, perché questa era la sua promessa. E ribadisce pure che ha "mantenuto l'impegno"!

"Torno semplice cittadino. Non ho paracadute. Non ho un seggio parlamentare, non ho uno stipendio, non ho un vitalizio, non ho l'immunità.
Riparto da capo, come è giusto che sia. La politica per me è servire il Paese, non servirsene."

Per coloro che potessero credere che ciò valga come un addio alla politica, si mettano l'anima in pace, non è così.

"Ai milioni di italiani che vogliono un futuro di idee e speranze per il nostro Paese dico che non ci stancheremo di riprovare e ripartire. Ci sono migliaia di luci che brillano nella notte italiana. Proveremo di nuovo a riunirle. Facendo tesoro degli errori che abbiamo fatto ma senza smettere di rischiare: solo chi cambia aiuta un Paese bello e difficile come l'Italia.
Noi siamo quelli che ci provano davvero. Che quando perdono non danno la colpa agli altri. Che pensano che odiare sia meno utile di costruire."

Quindi, dopo aver ripreso a parlare di futuro e speranza - i suoi temi da campagna elettorale - Renzi ha installato una specie di marionetta a Palazzo Chigi - Paolo Gentiloni - che quasi sicuramente opererà sotto la dettatura di un Lotti o di un personaggio simile, anche per ricordare ai deputati del PD che sono in Parlamento che Renzi è vivo e vegeto... e li sorveglia.

Tanto vivo e vegeto che si dedicherà, senza impegni istituzionali, a combattere per la riconferma a segretario del partito con il congresso anticipato del PD che sarà annunciato la prossima settimana. I suoi avversari - Enrico Rossi e Michele Emiliano - faranno campagna a mezzo servizio essendo impegnati a guidare la regione Toscana e la regione Puglia.

Nei prossimi mesi, Renzi ci illustrerà tutte le bellissime cose che ha realizzato in mille giorni di governo, cercando di smentire ciò che "qualche commentatore maramaldo di queste ore finge di non vedere".

Adesso è ufficiale. Matteo Renzi non si è ritirato dalla politica e sarà il protagonista indiretto del nuovo governo, guidando le scelte di Gentiloni, e quello diretto del futuro del Partito Democratico, di cui vuole continuare ad esser segretario per partecipare alle prossime elezioni, da candidato premier. E, nel caso venisse eletto, si ripeterà l'ennesimo film di un premier che racconterà un paese che non esiste applaudito da gente munificata con qualche mancia elettorale.