Ha superato i 20 milioni il numero dei casi di contagio da Covid in India, anche se le autorità sanitarie dichiarano che la diffusione dell'epidemia sta adesso rallentando. Martedì sono stati 355.000 i casi registrati, rispetto agli oltre 400.000 del 30 aprile, ma il problema è che anche il numero dei test effettuati è diminuito, pertanto è lecito supporre che il picco della seconda ondata non sia ancora passato e forse neppure raggiunto.

Ad esempio, nell'Uttar Pradesh, uno degli Stati più colpiti e lo Stato più popolato dell'India con oltre 220 milioni di persone, il numero giornaliero di tamponi effettuati è circa la metà di quelli registrati nel Tamil Nadu, che ha un terzo in meno della popolazione.

Inoltre in molte città, tra cui Delhi, continua a registrarsi la carenza di ossigeno dovuta, pare, più a problemi distributivi che produttivi.

Il numero dei morti con Covid ha superato la soglia dei 222.000, ma anche in questo caso il bilancio delle vittime, sempre secondo gli esperti, è ampiamente sottostimato come dimostrano anche le file ai crematori e i roghi funebri in alcune aree pubbliche.
 
I vaccini potrebbero senz'altro aiutare nel fermare il contagio, ma da gennaio l'India ha somministrato finora poco più di 157 milioni di dosi di vaccino, il terzo Paese al mondo dopo Cina e Stati Uniti, un dato che però corrisponde ad appena poco più del 10% degli 1,4 miliardi di persone che vi abitano e di queste solo il 2% ha assunto entrambe le dosi... nonostante l'India sia il più grande produttore di vaccini al mondo.

Nelle scorse ore la IPL (Indian Premier Legaue), che gestisce il locale campionato di cricket, che in quel Paese equivale a quello che per noi è il calcio, ha deciso di posticipare la stagione dopo i primi casi di contagio tra i giocatori di alcune squadre.