Il leader di Hamas, Yahya Sinwar, ha rilasciato alla giornalista Francesca Borri di Repubblica un'intervista per il quotidiano israeliano Yedioth Ahronoth, pubblicata ovviamente anche dallo stesso quotidiano italiano. È la prima volta che un leader di Hamas, seppure per via indiretta, parla con la stampa israeliana.
Sinwar ha dichiarato di non volere un'altra guerra: "Non interessa a nessuno. Non possiamo prevalere in uno scontro contro una potenza nucleare. E certamente [un altro conflitto] non è nel nostro interesse. Con la guerra non si guadagna nulla."
"Non sto dicendo - ha aggiunto Sinwar - che non combatterò più, sto dicendo che non voglio più guerre. Voglio che l'assedio [a Gaza] finisca", affermando che il suo impegno è rivolto soprattutto a soddisfare gli interessi della sua gente: "per proteggerla e per il suo diritto alla libertà e all'indipendenza."
Sinwar non si sente responsabile dell'attuale crisi umanitaria nella Striscia: "La responsabilità ricade su coloro che hanno sigillato il confine, e non con coloro che hanno cercato di aprirlo. La nostra responsabilità è quella di cooperare con coloro che sono disposti a contribuire a porre fine all'assedio", facendo riferimento ai negoziati indiretti in corso tra Israele e Hamas, mediati dagli egiziani e dalle Nazioni Unite.
Ma ha poi proseguito dicendo che secondo lui, "nella situazione attuale, un'esplosione [di violenza] è inevitabile".
Nel frattempo, come riporta il quotidiano Haaretz, questo giovedì l'esercito israeliano ha annunciato che sta rafforzando in maniera significativa le proprie forze nel sud, con lo scopo di "bloccare il terrorismo e impedire la penetrazione in Israele lungo il confine con la Striscia Gaza".
La decisione è stata presa dopo una valutazione della situazione da parte del capo di stato maggiore dell'esercito, il generale Gadi Eisenkot, e degli alti funzionari dell'IDF e dello Shin Bet.
Infine, il Centro palestinese per i diritti umani (PCHR), nel suo rapporto relativo alla settimana dal 27 settembre al 3 ottobre 2018, denuncia nuove gravi violazioni del diritto internazionale, compreso quello umanitario, con 9 civili palestinesi uccisi, tra cui 3 bambini, 307 civili feriti, e questo nella sola Striscia di Gaza.