Come ha opportunamente ricordato il capogruppo al Senato di Liberi e Uguali, Maria Cecilia Guerra, il Partito Democratico è il principale responsabile di non aver voluto consentire che la legge sullo Ius Soli completasse il suo iter parlamentare, per scelta politica: «Il Pd l’ha tenuta inutilmente ferma in Commissione per la paura di perdere consensi, prima nella campagna per il referendum istituzionale, poi nelle amministrative, sempre sbandierando una volontà che non si è mai concretizzata in una vera assunzione di responsabilità. Da ultimo la farsa di una calendarizzazione dopo la legge di bilancio che, come avevamo previsto, non poteva portare a nulla.»

Lo ha ribadito anche la senatrice De Petris di Sel nel suo intervento di sabato al Senato, ricordando anche la decisione di Luigi Zanda, capogruppo Pd a Palazzo Madama, di rimandare l'esame del provvedimento a dopo l'approvazione del disegno di legge di bilancio: «Questo disegno di legge doveva essere affrontato più di un anno fa: lo avremmo approvato. Non si è voluto. C'è stata una volontà precisa di non farlo, non perché non c'erano i numeri o il tempo, ma perché era scomodo dal punto di vista elettorale. Lo diciamo davvero con grande dispiacere, perché - torno a ripetere - su questa vicenda si è fatta un'operazione meschina, ipocrita e brutta, che avrà delle conseguenze, perché le conseguenze già ci sono, nel nostro Paese.»

La legge sullo Ius Soli si è arenata al Senato con la richiesta di votazione di due distinte pregiudiziali di costituzionalità presentate dai Senatori Candiani e Calderoli. Dopo la votazione della legge di bilancio, i lavori nell'aula prevedevano la discussione del disegno di legge 2092 e connessi sulle disposizioni in materia di cittadinanza.

Quando il presidente del Senato Grasso ha fatto la verifica del numero legale prima di effettuare la votazione ha preso atto che il numero di senatori presenti in aula era 116, contro il quorum richiesto di 149, ed ha così rinviato il seguito della discussione dei disegni di legge ad altra seduta.

La prossima seduta del Senato è fissata per il 9 gennaio, ma in quella data le Camere saranno sciolte e avrà inizio la procedura che porterà al voto per rinnovare il Parlamento. Lo Ius Soli, pertanto, non diventerà legge.

Questo il commento di Andrea Iacomini, portavoce dell'UNICEF in Italia: «Chiediamo scusa agli 800 mila compagni di classe dei nostri figli, adulti di domani, che vedranno negati ancora una volta i loro diritti.

Provo vergogna nel vedere come una riforma moderata nei contenuti e così necessaria nella sostanza non trovi spazio al pari di tante altre. Ciò che fa più male non è solo la mancata tenuta dell'intesa o la feroce e assurda opposizione di alcune forze politiche di questi mesi, bensì le ostinate dichiarazioni di alcuni esponenti politici di primo piano che fino a questa mattina in pubblico e in privato, sui media o nei convegni, insistevano nel dire che la legge sarebbe stata approvata, mentendo sapendo di mentire.

E' un atteggiamento davvero inaccettabile, quando si tratta di bambini e ragazzi. L'Italia ha violato l'art.2 della Convenzione sui Diritti dell'Infanzia e dell'Adolescenza in materia di non discriminazione, è un dato di fatto malgrado le continue raccomandazioni dei Comitati ONU.

Questi giovani italiani finiscono nel dimenticatoio mentre parte la gara alle candidature, le trattative sui collegi, le maratone tv, gli scandali di una classe politica che spero risponda di quanto accaduto agli elettori.

In tanti, però, si sono spesi per questa causa. Esiste una buona Italia che come sempre sopperirà alle assurdità dei calcoli elettorali. Saranno quei cittadini della società civile e delle associazioni che continueranno a lavorare seriamente ogni giorno per arginare i danni di questo ennesimo scempio parlamentare e faranno capire a questi 800 mila minori quanto essi contino per gli adulti responsabili del Paese.

E' una brutta pagina della nostra storia repubblicana quella che si consumerà allo sciogliersi delle Camere dopo Natale che sul tema della cittadinanza si ripete tristemente oramai da dieci anni.

Siamo indignati.»