Un recente segnale delle difficoltà dell'economia russa è stata la mancata partecipazione di Elvira Nabiullina all'World Economic Forum di Davos. Il capo della Banca Centrale russa ha cancellato all'ultimo momento il suo intervento. Impegni ben più importanti l'hanno trattenuta a Mosca.

Svalutazione del rublo
L'economia russa sta attraversando una crisi profonda. La settimana scorsa il cambio del rublo ha toccato il suo minimo storico. Ora ci vogliono 86 rubli per fare un dollaro. Il valore della valuta russa si è dimezzato rispetto al 2014.

Sanzioni e deprezzamento del greggio
Secondo alcuni analisti, se non saranno rimosse le sanzioni introdotte dai paesi occidentali, la Russia finirà in bancarotta nel giro di un anno e mezzo. Ad incidere negativamente è il basso prezzo del petrolio, la voce più significativa nella colonna delle entrate. Solo un prezzo di 70 dollari al barile garantirebbe al paese una certa stabilità. Il fatto che adesso un barile costi meno della metà è un elemento di forte preoccupazione.
Il basso prezzo del greggio ha ridotto le riserve di valuta forte a 200 miliardi di dollari, a fronte di un debito estero di 600 miliardi da parte dello stato e delle imprese.

Standard di vita in calo
L'ex-ministro delle Finanze Alexej Kudrin, proprio a Davos, ha dichiarato che alla Russia rimangono solo due per riuscire a tenere sotto controllo la situazione sociale della popolazione. Putin si è conquistato il potere promettedendo maggior benessere. Dal 2014 il livello di vita del popolo russo è in caduta libera.

L'intervento in Siria
L'intervento di Putin in Siria si spiegherebbe, secondo il finanziere George Soros, con la volontà di destablizzare l'Europa, creando sempre nuovi rifugiati diretti verso il continente. Ha un costo non trascurabile, ma alla fine potrebbe convincere l'UE ad abolire le sanzioni. Staremo a vedere chi sarà il primo a cedere.
Qualche tentennamento ci sarebbe già stato da parte di Putin, se è vero che ha chiesto al presidente siriano Baschar al-Assad di dimettersi, secondo quanto rivelato venerdì scorso dal Financial Times. E anche le sue posizioni in merito alla crisi ucraina si sarebbero ammorbidite. Lo ha detto il segretario di Stato americano John Kerry, presente a Davos.

Segnali interpretati positivamente dal mercato, tanto che il rublo si è apprezzato subito di un cinque per cento. Ma non basta.