«I campi peggiori sono in condizioni disastrose: i campi Nget Chanug 1 e 2 nella città di Pauktaw sono raggiungibili soltanto in barca, con le barche locali utilizzate per fornire aiuti, ci vogliono dalle quattro alle cinque ore. I campi si trovano sotto il livello del mare, senza quasi nessuna copertura boschiva. Alcune parti sono letteralmente delle fogne. I rifugi traballano su palafitte sopra la spazzatura e gli escrementi. I bambini camminano scalzi in mezzo al letame. Un responsabile di un campo, nei primi 18 giorni di dicembre, ha registrato quattro morti di bambini fra 3 e 10 anni. La sua unica richiesta è di avere dei sentieri adeguati, in modo da non dover camminare in mezzo ai loro stessi rifiuti.»
Quello sopra riportato è quanto Marixie Mercado, portavoce UNICEF a Ginevra, ha dichiarato questo mercoledì per ricordarci il problema dei rohingya, intrappolati in 23 campi nella parte centrale dello Stato di Rakhine, non è affatto terminato.
Le restrizioni preesistenti al movimento delle persone dentro e fuori da quei campi sono aumentate per la prima volta dopo lo scoppio delle violenze a ottobre 2016 ed ulteriormente rafforzate in seguito a quelle di agosto 2017, rendendo ancora più difficile per gli operatori umanitari portare aiuti e rendendo le già difficili condizioni di vita nei campi persino peggiori.
Dall’inizio delle violenze contro i rohingya in Myanmar, 655.000 persone si sono rifugiate in Bangladesh, ma nello Stato di Rakhine sono ancora oltre 120.000 quelli rimasti bloccati in campi profughi in condizioni disumane, mentre ulteriori 200.000 vivono in villaggi in cui la loro libertà di movimento e l’accesso ai servizi di base sono sempre più limitati.
La città di Maungdaw, nel Rakhine settentrionale, mostra vaste aree rase al suolo da bulldozer, gran parte dei negozi sono chiusi, poche persone in giro per strada, pochissime donne e ancor meno bambini. Le stime Unicef più ottimiste indicano che sono circa 60.000 i rohingya ancora a Maungdaw, rispetto a una popolazione che, prima del 25 agosto, era di circa 440.000 persone.